VISIONI

«Ho messo in scena un mondo costantemente di finzione»

Paul Schrader/E' UN LAVORO TEMERARIO CONTRO OGNI CLICHE'
ERMINI CECILIA, VENEZIA

«Negli ultimi sedici mesi sono stato ostaggio di un'attrice di grande talento, imprevedibile nelle sue decisioni, perciò nessuna domanda sulla vita privata di Lindsay Lohan». Esordisce così Paul Schrader alla conferenza stampa del suo The Canyons , celando quel filo di amarezza e delusione che soltanto ieri filtrava nella pagina ufficiale Facebook del film. Già mercoledì lo status aggiornato del regista era un telegrafico «Sono a Venezia. Lindsay non verrà. Presto altri aggiornamenti», aggiungendo poche ore più tardi «Ho davvero creduto alla sua promessa di raggiungerci al Lido, soprattutto dopo quello che abbiamo passato per fare questo film. Non c'è più stupido di un vecchio stupido». Incassato il rifiuto, Schrader, accompagnato dallo sceneggiatore Bret Easton Ellis e dagli attori James Deen e Tenille Houston, è pronto alle domande della platea stampa, reduce dalla proiezione mattutina tristemente fischiata.

Paul e Bret, come siete riusciti a far convivere i vostri talenti così diversi?
Paul Schrader: Ho incontrato Bret alcuni anni fa dopo aver adorato il suo romanzo Meno di zero . Ci siamo poi ritrovati per un film che avrei dovuto dirigere ma che alla fine non andò in porto a causa dei soliti problemi di budget ma il nostro feeling era troppo importante per essere gettato così. Bret Easton Ellis: Abbiamo così deciso di fare tutto da soli, coi nostri soldi e con la piattaforma di crowdfunding Kickstarter. Per il resto, ho cercato di adattare la mia sensibilità a quella di Paul, scrivendo una storia immaginandola diretta da lui. Aggiungo che The Canyons è l'esperienza cinematografica che mi ha soddisfatto di più. Oramai a Hollywood assumono un piccolissimo gruppo di sceneggiatori intercambiabili mentre con Paul il segreto è stato condividere così in profondità la stessa visione del mondo.

Il film si apre con una serie di cinema chiusi. Di chi è stata l'idea?

PS: Un'idea mia. Voglio che il pubblico capisca fin da subito che questo film non è stato concepito per la sala ma un film sul post-cinema, sulla morte della sala cinematografica, nato per essere poi visto su numerose piattaforme video. Così ho deciso di martellare lo spettatore con queste immagini e pure ai miei attori, duranti i casting, chiedevo di immaginarsi di essere in fila davanti a un cinema chiuso.

James, in «The Canyons» reciti per la prima volta in un film non porno. Come hai ottenuto la parte e come ti sei trovato?
James Deen: È stata una sfida prima di tutto creativa: nei miei film precedenti non c'era la possibilità di sviluppare la psicologia di un personaggio mentre qui ho dovuto analizzare a fondo il mio Christian. (e sottolinea e Bret Easton Ellis): Mentre scrivevo la sceneggiatura ero ossessionato da James. L'idea iniziale era che il protagonista fosse un trentenne ma col tempo mi resi conto che stavo scrivendo con il volto e il corpo di James in testa e quindi ho cambiato l'età di Christian in un ventinquenne.

La proiezione stampa è stata accolta da risate, specie nella seconda parte. Era una reazione che vi aspettavate o c'era l'intenzione di virare quasi al grottesco?
BEE: Comprendo la reazione degli spettatori ma quello che voglio specificare è che non c'era nessuna intenzione di traghettare il film in quella direzione. Ho scritto i dialoghi per dei personaggi artificiali in un mondo costantemente di finzione, uomini e donne che indossano maschere e che dialogano come se fossero in una soap opera.

Sempre più spesso il cinema manifesta attenzione verso il mondo della pornografia e anche le star del genere non sono più meteore come un tempo. Come si colloca il vostro film in questa tendenza?
PS: Negli anni '70, con l'esplosione dell'industria del porno, si pensava che prima o poi si potesse far convivere visione esplicite a un film mainstream. In The Canyons nessuna scena esplicita ha l'intenzione di eccitare lo spettatore ma serve a guidare tutta la storia.

Paul, come è stato lavorare con Lindsay Lohan e in quale scena del film le piace di più? In un articolo di circa un mese su Film Comment la paragonava alla Marilyn Monroe de Gli Spostati.

PS: Lindsay è un'attrice temeraria, ha difficoltà a fingere le cose, esaurisce le persone che le stanno intorno. È fatta così ma ha però un talento purissimo, come del resto ce l'aveva Marilyn, e questo è stato il primo ruolo duro che ha interpretato, molto diverso dalla commedia ed è riuscita a portarlo in scena in un modo molto stancante.

Un'ultima domanda: perché secondo voi «The Canyons» è stato accolto in maniera così violenta dal pubblico americano?
PS: Il nostro è un film temerario, contro ogni produzione. Il cinema del secolo scorso non esiste più e non esiste più nemmeno l'egemonia delle sale cinematografiche ma sono certo che non è un'arte destinata a scomparire.

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