VISIONI

Franco o dell'implacabile rito del filmino vacanze

SanaMente
DEL SETTE LUCIANO,

Franco, per 364 giorni l'anno, è una bravissima persona. Ci chiacchieri volentieri davanti a un aperitivo, con lui scambi altrettanto volentieri opinioni all'uscita da un film, se lo incontri per strada non ti limiti a un breve saluto. Ma arriva un giorno, «quel» giorno, di norma entro la prima metà di settembre, che l'attesa di una telefonata di Franco assume i contorni di un incubo. E quando la telefonata arriva, Franco diventa «L'implacabile». Perché, qualche sera dopo, ti ritrovi, insieme a una cerchia per nulla ristretta di persone (alcune sconosciute), davanti a una parete bianca su cui vengono proiettate via computer le immagini dell'ultima vacanza di Franco. Non c'è scampo, non c'è scusa, non c'è via di uscita. Dalle 21 e 30 fino ad ora imprecisata, arte, cultura, natura, annotazioni fotografiche di costume (anche da bagno), stralci di vita quotidiana altrui, scorrono sulla parete a centinaia.
La narrazione iconografica è interrotta soltanto dai racconti di Franco, che sottolinea, approfondisce, spiega, ipotizza, discetta. La stoica platea, se all'inizio cerca di essere partecipe, ben presto si disgrega. Chi siede accanto al vassoio dei superalcolici, annega il crescendo di esasperazione in svariati bicchierini di grappa o di whisky: chi già di norma va a letto presto, scivola quasi subito in un sonno scandito da sottili fischi e suoni gutturali; i bambini, vittime ancor più innocenti degli adulti, lanciano il loro accorato interrogativo «Quando andiamo a casa?»; alcuni cinici genitori sfruttano l'accorato interrogativo per abbandonare il campo con aria contrita; una coppia di recente formazione si avvale del buio per scambiarsi affettuosità al limite del softcore.
E lui, Franco? Per l'appunto implacabile, snocciola la galleria della sua vacanza, decantando con pari entusiasmo la bellezza di un tempio indiano e quella dell'abbronzata consorte. Concede una pausa, Franco. E quando la luce si accende, mostra un pubblico abbrutito dall'alcol, dal sonno, dalla noia, dallo sfinimento. Forse, qualche segnale di malessere l'anfitrione lo intuisce. E allora si affretta a rassicurare «Ci sono soltanto più le foto dell'ultima settimana». L'urlo collettivo represso ricorda quello di Fantozzi Ugo che si pesta un dito piantando la tenda nottetempo in un campeggio. Come vuole Dio, o la buona sorte per atei ed agnostici, il rito alfine si consuma. Saluti strascicati, sbadigliati, venati di lacrime, comprovano che è tutto vero. Si va via. Dietro la porta di ingresso, L'implacabile fischietta. Domani sarà di nuovo e soltanto Franco. Pur se ci vorranno alcuni giorni per riuscire a restituirgli la sua abituale e amabile identità.
Chi di voi non conosce un Mario, Giorgio, Luigi, Gianni, Paolo, implacabili al pari di Franco? Chi tra voi di età più agiata non ricorda analoghe esperienze ai tempi delle diapositive, con il proiettore che faceva «klunk/clak»? In attesa di vostre eventuali risposte, buone vacanze e arrivederci a mercoledì 10 settembre
ldelsette@yahoo.it

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