LAVORO

Precari Rai: tante stabilizzazioni ma è guerra sui futuri giornalisti

Radio Tv / SCUOLE E ORDINE CONTRO L'ISTITUTO DI PERUGIA, FAVORITO DALL'AZIENDA
MARINI MATTEO,

Dopo 20 anni di «prassi aziendale» ora siamo alla resa dei conti, in uno scontro che vede Rai e Usigrai da una parte e l'Ordine e le scuole di giornalismo dall'altra. In mezzo c'è l'Istituto per la formazione al giornalismo radio-televisivo di Perugia (la «scuola della Rai») che rischia grosso. Proprio in un momento in cui nel servizio pubblico cominciano a vedersi spiragli per molti precari e «atipici» (giornalisti e non), alcuni di lunghissima data, che presto si vedranno assunti.
A giugno Rai e Usigrai (il sindacato dei giornalisti Rai) hanno firmato un accordo che prevede l'avvicendamento delle figure professionali, con selezioni interne tra i professionisti già utilizzati dall'azienda per 40 posti (qui la grande novità è che anche contratti atipici e partite Iva saranno interessati); un concorso pubblico il cui bando dovrebbe uscire a settembre e «35 nuove risorse qualificate provenienti dalle Scuole di giornalismo, secondo prassi aziendale», si legge nel testo. Cosa significhi quel «secondo prassi aziendale» l'ha chiarito, in un'intervista, lo stesso direttore generale Luigi Gubitosi: in 35 arriveranno dalla scuola di Perugia.
Da un paio di decenni la Rai «pesca» a piene mani giornalisti dall'istituto del capoluogo umbro, che la Rai stessa ha fondato e finanzia.
Questa volta le reazioni non si sono fatte attendere. La prima fiammata è stata la lettera firmata dai direttori delle scuole di Milano (Iulm, Cattolica, Statale), Torino e Roma al presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino. Secondo loro «quest'accordo configura palesemente l'istituto di Perugia come una scuola aziendale». Il quadro di indirizzi dell'Ordine, all'articolo 2, dice espressamente che questo tipo di scuole «non possono essere riconosciute».
Alla lettera dei direttori ha fatto seguito un'altra missiva, questa volta del direttore dell'Ifg di Urbino, Gianni Rossetti, e un'iniziativa da parte di giovani giornalisti, ex allievi delle scuole ma anche praticanti e professionisti di diversa formazione. Il gruppo «Come loro» («loro» sarebbero quei 35 perugini ai quali è destinata una quota a parte nelle assunzioni) ha raccolto in poche ore oltre 120 firme sulla lettera al presidente dell'Ordine perché intervenga: «Perché Perugia sì e le altre scuole no?». «Dov'è quella trasparenza che dovrebbe garantire un concorso per lavorare nel servizio pubblico?».
Enzo Iacopino ha affidato il suo disappunto in una nota su Facebook: «Resta quella che personalmente considero una grave violazione delle regole esistenti. Le conseguenze le stabilirà il Consiglio nazionale dell'Ordine». La scuola di Perugia rischia quindi di «essere chiusa» o di vedersi revocata la convenzione che riconosce il praticantato e quindi l'accesso alla professione? Sembra di sì, e Iacopino stesso conferma che è l'arma in mano all'Ordine più efficace: «Quando ne assumi 35 su 35 dalla scuola che finanzi - evidenzia Iacopino - come la chiami? I numeri in questo caso sono sconvolgenti. Il consiglio direttivo ha già espresso unanime contrarietà a questa, e ribadisco solo a questa, parte dell'accordo. A settembre il Consiglio nazionale deciderà come agire».
«Ma che cos'è una scuola aziendale?». Se lo chiede Vittorio Di Trapani, segretario Usigrai (ed ex allievo di Perugia), in qualche modo «padre» dell'accordo. «L'Ordine chiarisca questo elemento, quali criteri la contraddistingue - scrive anche lui su Facebook - e noi faremo le opportune valutazioni. Non capisco questo attacco proprio ora, dopo 20 anni che questa prassi è consolidata». Di Trapani difende l'intesa che a suo parere ha il merito di regolarizzare anche i giornalisti precari e con contratti diversi, anticipando di due anni assunzioni già concordate in passato e riducendo il bacino dei professionisti in attesa.
Quello delle scuole sembra in effetti essere l'unico punto che fa discutere in una «sanatoria» che coinvolge giornalisti e personale tecnico e lascia (quasi) tutti soddisfatti. Gli accordi siglati a inizio luglio e sottoscritti dai tutti i sindacati (tranne Libersind) prevedono infatti, con l'accompagnamento alla pensione, esodo volontario e ricorso alle legge 223/91, un percorso accelerato di stabilizzazione. «Le nuove assunzioni saranno tramite apprendistato professionalizzante che metterà fine alle chiamate dirette - spiega Alessio De Luca, della Slc Cgil - mentre il percorso di stabilizzazione interessa tra i 500 e i 700 lavoratori precari già in azienda. Alcuni di loro hanno alle spalle anche 15 o 20 anni di precariato».
E per la prima volta, il processo interessa anche contratti atipici e partite Iva (sono circa 1500), utilizzati negli ultimi anni dall'azienda a mani basse. Anche per loro si avvierà un iter verso la stabilizzazione, con il riconoscimento di diritti aggiuntivi finora negati come maternità, mensa e anticipo trasferte.

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