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Autorevolezza femminile e nord: due limiti da superare a sinistra

CONGRESSO SEL
CERUTTI MONICA,

Monica Cerutti*
In un periodo storico in cui la crisi della politica è tutt'uno con quella dei partiti, un congresso può contribuire al superamento della crisi o invece può rischiare di esasperarla nella celebrazione di un rito stanco e autoreferenziale.
Sinistra Ecologia Libertà, nata per «aprire una partita» e non essere un partito in termini tradizionali, potrebbe paradossalmente percorrere la seconda strada, in un dibattito politicista fra i vertici del proprio partito, uomini nella pressoché totalità, senza alcun appeal né nei confronti di chi è alla ricerca di una nuova politica a sinistra, né tanto meno mediatico.
Il congresso del 2010 ha aperto indubbiamente la partita: le amministrative dell'anno successivo e i referendum sui beni comuni sono stati l'avvio esaltante di un cammino, che avrebbe dovuto portarci al governo con le elezioni politiche del 2013. Invece gli ottimi risultati iniziali ci hanno fatto perdere di vista ciò che stava capitando, a partire dalla richiesta diffusa di radicalità, nella forma più che nella sostanza, anche da parte dei soggetti di cui ritenevamo di essere a pieno titolo degli interlocutori.
A questa domanda di cambiamento radicale ha risposto il M5S, spingendoci nell'angolo di quella che è stata ed è ancora percepita come la vecchia politica, un problema essa stessa, non la risolutrice dei problemi. Ora i grillini provano a intestarsi il ruolo di unica vera opposizione alle larghe intese, anche se alla prova dei fatti sono stati loro i principali artefici del non cambiamento.
Se non ripartiamo di qui non riusciremo a fare quello scatto per affrancarci dal ruolo marginale che rivestiamo a livello nazionale come locale, nonostante i nostri contenuti e il serio lavoro che portiamo avanti.
Dunque nuove forme di partecipazione, non solo ma anche attraverso i social media, che aggiornino il nostro progetto, di una sinistra che ha l'ambizione di coniugare il governo con il riformismo radicale.
In questo percorso, non possiamo prescindere da una relazione con il Partito Democratico e il suo congresso. Più che fare il tifo per uno dei candidati alla segreteria del Pd, Sinistra Ecologia Libertà dovrebbe avere la forza di contrapporre alla corsa alla leadership di quella formazione, un'agenda del cambiamento, una proposta alternativa per il Paese e l'Europa, da individuare con una partecipazione che vada al di là dei suoi iscritti e iscritte. E non parlo solo di taglio delle spese militari, matrimonio omosessuale, reddito di cittadinanza, ius soli, tassazione delle rendite finanziarie, ma anche di contrasto alla violenza sulle donne e al femminicidio, per esempio, con l'introduzione di misure efficaci e la destinazione di risorse appropriate, finora assenti, e di rilancio del sistema sanitario pubblico universale.
Nell'elaborazione congressuale, a mio avviso, dovremmo provare a superare due dei limiti della sinistra in generale, e di Sel in particolare: l'irrilevanza, sempre più pesante, della partecipazione femminile, e l'incapacità di porsi in interlocuzione con il nord del nostro Paese, soprattutto sul tema del lavoro, affrontato ancora con vecchi schemi. La discussione non sarebbe dunque se confluire o no nel Pd, o misurare il nostro grado di autonomia da quel partito, ma il nostro contributo alla creazione di una sinistra credibile, moderna nei modi, fatta di tante donne e tanti uomini, a cui sono convinta che siano interessati molti degli elettori e delle elettrici dello stesso Pd, lontani anni luce dalla logica delle larghe intese.
* consigliere Sel Regione Piemonte

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