VISIONI

Michel Camilo, cuore pulsante latino ma molto meditativo

LIVE · Fano Jazz salvo per un soffio, rilancia il cartellone
LORRAI MARCELLO,FANO

Salvo per un soffio. O per meglio dire per una petizione, che quando la ventunesima edizione del festival sembrava ormai compromessa ha raccolto una gran quantità di firme, tale da convincere il Comune a trovare le risorse necessarie per continuare la tradizione di Fano Jazz By The Sea. Negli anni la rassegna aveva in effetti consolidato molte simpatie, facendosi apprezzare, nel panorama non proprio entusiasmante dei festival jazzistici estivi, per il solido ancoraggio con quel "jazz" che compare nell'intestazione (caratteristica che per dei festival che si chiamano appunto di jazz dovrebbe essere abbastanza banale, ma che invece come sappiamo non lo è affatto), e per una consuetudine di programmazione attenta anche all'affabilità, ma sempre preoccupata di mantenere un profilo qualitativamente alto. A Fano Jazz By The Sea si torna sempre con piacere, e con piacere ci tornano anche i musicisti. Tra chi conservava un ottimo ricordo del festival e della sua location più nobile, la Corte Malatestiana, c'erano per esempio quest'anno, Michel Camilo e Trilok Gurtu. Il pianista di Santo Domingo sfoggia un'eloquenza latina che è a volte al limite dell'eccesso, ma che è gustosa proprio perché Camilo riesce a frenarla fermandosi sull'orlo del troppo. Repertorio vario e cordiale, dall'irruenza quasi boogie woogie del suo brano che dà il titolo al recente album What's Up , al lirismo melodico, intenso, denso, di A Place In Time , sempre suo, dalla rivisitazione di Take Five , in cui incornicia nell'esposizione del fortunato tema di Desmond delle evoluzioni piuttosto aggressive, ad un brano di carattere afrocubano in cui Camilo sembra a cavallo fra una specie di «invasamento» e un controllo molto di testa. È il tipo di materiale latino, quest'ultimo, estremamente selettivo, perché se si ha un po' di confidenza con questa cultura musicale, appare immediatamente la differenza fra chi suona il genere in maniera scolastica e chi invece le sente, è «dentro» e le fa vivere. E poi ancora, con Adios Nonino di Piazzolla e I Got Rhythm di Gershwin, Camilo tiene banco in solo per un'ora e un quarto, con una dimostrazione di versatilità che non è solo mestiere, ma anche sensibilità. Di casa in Italia e di casa a Fano, come ci tiene a far sapere al pubblico con il suo gustoso italiano, Gurtu era ormai alla sua terza esibizione a Jazz By The Sea. Per l'occasione col repertorio di Spellbound , album uscito da poco in cui con la partecipazione di diversi trombettisti (Molvaer, Maaluf, Akinmusire, Fresu), rende omaggio a Miles Davis, Gillespie e soprattutto a Don Cherry, con cui Gurtu collaborò e che come tutti noi non ha dimenticato. Non è una particolare profondità quello che bisogna chiedere alle riletture e agli omaggi di Gurtu, ma piuttosto una grande vitalità, la verve del mattatore, la sapienza e l'intelligenza di una macchina di ritmi e timbri, l'arte di un percussionista sempre estremamente nitido e che aggancia con una micidiale capacità di mantenere una continuità di discorso con il suo arsenale di strumenti. Ma certo, introdotto dal suspence di poche note appena accennate delle tastiere del turco Tulug Tirpan, con le sue tabla che entrano e il basso dello spagnolo Jonathan Cuniado e la tromba del tedesco Frederick Koester, il riff e il motivo di Black Satin di Miles ha una sua gran magia, e certo c'entra anche la capacità di Davis di creare delle suggestioni straordinarie con elementi estremamente sintetici, il cui fascino sembra non patire l'ingiuria del tempo e riemerge immediatamente. Fano Jazz By The Sea ha dovuto allestire un programma di furia e ha fatto miracoli: ha bilanciato veterani e giovani, come i tedeschi Michael Wollny, pianoforte, e Eric Schaefer, un duo forse ancora non risolto in una proposta frammentata, ma comunque originale ed energetica; e ha anche utilizzato per la seconda serata, con una carrellata di talenti locali, un nuovo magnifico scenario, a cielo aperto, a due passi dalla Corte Malatestiana: i ruderi della chiesa di San Francesco.

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it