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L'Osservatorio sociale: le politiche dell'austerity affossano l'Europa

Sbilanciamoci. info
NAVARRA CECILIA, DE FRANCESCHI FABIO

Lo scorso venerdì 5 luglio l'Osservatorio Sociale Europeo (Ose), un centro di ricerca e studi sulle politiche sociali e del lavoro nell'Unione Europea, con sede a Bruxelles, ha presentato il suo nuovo studio sullo stato sociale dell'Unione Europea, redatto dal team di ricerca dell'Ose in collaborazione con l'Etui (l'istituto di ricerca della Confederazione europea dei sindacati) e altri ricercatori di caratura internazionale in ambito economico e delle politiche sociali. (...) Il primo messaggio del rapporto può essere così riassunto: l'austerità è il problema, non la soluzione. È la Commissione stessa a rilevare, in un recente issue paper , come l'Europa sia, a 5 anni dallo scoppio della crisi, l'unica delle principali macroregioni dove la disoccupazione non sta calando. Il numero di persone che vive in famiglie senza redditi da lavoro aumenta, così come quello delle persone che patiscono forme di deprivazione materiale. (...) Le politiche europee, però, non si stanno sostanzialmente adeguando a queste osservazioni: le iniziative volte a favorire la crescita e il rilancio della dimensione sociale rischiano di essere poco più che scatole vuote. L'Ose, per bocca del suo co-direttore David Natali, richiama invece l'attenzione sull'importanza di due riforme istituzionali: quella del Patto di stabilità e crescita e quella della Banca centrale europea. (...) Il secondo campanello d'allarme che emerge fortemente dal rapporto è l'incremento degli squilibri all'interno dell'Eurozona. Il rapporto dedica un interessante capitolo a spiegare come, di fronte ai tagli all'istruzione operati da molti dei paesi membri, i tentativi di armonizzare gli standard a livello europeo siano lontani dall'ottenere i risultati sperati. (...) In conclusione, il rapporto evidenzia una nuova fase della crisi, una crisi sociale e politica, che è il prodotto dell'austerità e della depressione. Il pericolo di una recessione double dip si è materializzato dal momento che l'Unione Europea si è legata le mani, impedendosi di portare avanti politiche anticicliche. Il dibattito attorno alla presentazione del rapporto si conclude con un'interessante domanda: se è necessario un cambio di paradigma rispetto all'austerità, che si fondi su un rilancio in termini di crescita sostenibile e di investimenti in welfare e conoscenza, qual è la coalizione politica capace di portarlo avanti? È necessario innanzitutto far uscire queste parole d'ordine dalla marginalità in cui il consenso trasversale pro-austerità le ha relegate. Crediamo che i critici dell'austerità e sostenitori di un rilancio "sociale" e "verde" siano stati relegati in uno spazio politico considerato "estremista". Riteniamo, invece, che sia, non solo più ragionevole, ma anche più "europeista" chi oggi critica l'austerità e propone modelli radicalmente diversi. Ci auspichiamo che la sinistra europea arrivi alle elezioni del 2014 avendo maturato un nuovo paradigma e non solo iniziative di rilancio sotto-finanziate e puramente "cosmetiche". Un radicale cambiamento rispetto alle politiche di austerità sarà uno dei più importanti parametri su cui misurare la capacità della sinistra di essere vicina alle reali esigenze delle persone.

*La versione integrale dell'articolo su www.sbilanciamoci.info

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