INTERNAZIONALE

L'ordine, d'arresto, regna al Cairo

ACCONCIA GIUSEPPE,IL CAIRO

Piazza Tahrir è coperta di tende. Di notte circolano uomini dei Servizi segreti. Intensi i controlli per raggiungere il simbolo delle rivolte egiziane. Qui sembra che l'enqlab, il colpo di stato, ci sia stato solo in parte. Ma che è un golpe militare lo ricordano i carri armati che presidiano i ministeri. E c'è un'altra «casta» che ha reso possibile il colpo di mano che ha deposto Morsi: i giudici. I principali oppositori alle epurazioni volute dalla Fratellanza hanno subito avallato la decisione dell'esercito.

I giudici, casta golpista
È una casta con ampi privilegi, che ha fortemente ostacolato l'ascesa dei Fratelli musulmani al potere. E neppure ha di fatto riconosciuto la validità della nuova Costituzione, approvata con referendum popolare lo scorso dicembre. Per questo, a prendere le mani della presidenza della Repubblica non è stato un uomo qualunque ma il presidente della Corte costituzionale. La stessa assemblea che aveva disposto lo scioglimento del parlamento, legittimamente a maggioranza islamista. Certo, si può obiettare che l'opposizione dei Fratelli musulmani verso i giudici non fosse disinteressata ma una sorta di regolamento di conti.
Fatto sta che neppure i sei, incredibili, mesi disposti da Adli Mansour per arrivare a nuove elezioni sembrano garantire procedure adeguate per organizzare una concreta opposizione politica, efficace nel raccogliere i voti nei seggi elettorali. Per questo, non è un caso se, da una parte, Mansour abbia nominato immediatamente un nuovo procuratore generale, Hisham Barakat, ex capo dell'ufficio tecnico della presidenza della Corte d'Appello del Cairo; e, dall'altra, abbia rassicurato i media che sarà cancellato il carcere per i giornalisti dal codice civile egiziano.
E poi questi giudici non hanno pensato due volte a spiccare una quantità enorme di mandati di arresto contro esponenti dei Fratelli musulmani. Un numero del genere non si vedeva dai tempi delle retate contro la Fratellanza dell'era Mubarak. È salito a dieci il numero dei dirigenti di Libertà e giustizia arrestati. Anche la guida suprema, che si era presentata alle manifestazioni al palazzo della Guardia presidenziale, Mohammed Badie sta per essere arrestato dopo il mandato emesso dal procuratore del Cairo per incitamento ad uccidere manifestanti. Insieme a lui, è stato confermato l'arresto del vice presidente del partito della Fratellanza, Essam el-Arian, del dirigente Mohamed el-Beltagi e del vice presidente del partito della Jama'a al-Islamiya, Safwat Abdel Ghani.
«Mirano a smantellare i movimenti di protesta che cercano di difendere la volontà popolare», ha detto Gehad Al-Haddad, braccio destro del leader islamista Khairat al-Shater. Haddad ha parlato di «stato di polizia» in Egitto e di «una magistratura complice». Tuttavia, nei confronti del presidente Mohammed Morsi non è stata formulata alcuna accusa. Lo ha confermato il ministro degli Esteri uscente (che potrebbe far parte anche del governo che verrà annunciato venerdì). Mohammed Kamel Amr ha assicurato che Morsi viene trattenuto per salvare la sua incolumità ed è trattato con «dignità».

L'intesa Tamarrod-militari
Questo rientra nella strategia mediatica del colpo di stato, da presentare non come militare o repressivo, ma «sociale». E molti dei giovani attivisti di Tamarrod (ribellione) credono (più o meno consapevolmente) a questa spiegazione. Il 3 luglio 2013 viene raccontato da questi giovani come il risultato dell'occupazione sistematica di tutte le principali strade delle città egiziane da una folla di milioni di persone che ha «costretto» l'esercito a intervenire. Giovani che gridavano «Sisi, Sisi, enta raisi» (Sisi - capo delle Forze armate - tu sei il mio presidente). In opposizione ai Fratelli che urlavano «Sisi, Sisi, Morsi raisi» (Sisi, Morsi è il mio presidente). Per loro, attivisti che non erano mai scesi in piazza prima, motivati dalla campagna Enzil fi Tahrir (Scendi a Tahrir) che tappezza le mura del centro del Cairo, hanno formato una folla più forte della legittimità che viene dalle elezioni. Ma con evidenti connivenze con la Sicurezza di stato, che riporterà i giovani ad essere strumento dell'élite militare che ha adottato una nuova leadership giuridico-tecnica in sostituzione dei Fratelli musulmani. «Ci hanno chiesto di partecipare a riunioni decisive sulla sorte del governo, noi abbiamo chiesto a El-Sisi di stare dalla nostra parte e indire elezioni anticipate», è questo il racconto al manifesto di Mahmoud Badr, uno dei leader di Tamarrod, della notte in cui è stata presa la decisione di destituire Morsi. «Teniamo le strade in pugno perché siamo dalla parte della gente, non ascoltate la richiesta di un referendum confermativo su Morsi», è quanto Mahmoud riferisce di aver detto al generale.
Ne Sinai un gruppo di di armati ha bombardato una base di polizia: due morti. Per il Ramadan serrande chiuse ai negozi di alcol, mentre vecchietti distribuivano catene di mughetti per l'iftar, quando tutti possono mangiare di nuovo. Per ora il digiuno unisce il popolo egiziano e demotiva il dissenso.

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