VISIONI

Voyeurismo di massa, il turismo del «dolore»

SanaMente
DEL SETTE LUCIANO,

La curiosità è il sale di ogni viaggio. Muove a cercare, a scoprire, a deviare da rotte prestabilite. Senza curiosità, un viaggio non sarebbe mai veramente tale. Detto questo, la curiosità può spingere a compiere viaggi che violano la regole più elementari del rispetto, degenerano nel voyeurismo, hanno nella morbosità la loro spinta propulsiva.
Senza scomodare i Rambo, specie per fortuna in declino, che «sfidano» la foresta amazzonica o le montagne thailandesi pur di incontrare i miseri resti di tante etnie, basterà cercare esempi in casa nostra. La carcassa della nave Concordia a pochi passi dall'isola del Giglio continua ad essere fotografata da migliaia di turisti accorsi apposta per mettersi in posa davanti al relitto. Mamma, papà e figlioletti; coppie di fidanzati, amici e amiche per la pelle. Tutti lì, per la foto ricordo da inserire nell'album di famiglia o da esporre nella vetrinetta del salotto di casa. Stesso copione a proposito delle macerie della torre di controllo del Molo Giano, nel porto di Genova, buttata giù dalla motonave Jolly Nero, bilancio nove morti.
E come non ricordare chi rallenta in autostrada per sbirciare l'effetto che fanno morti e feriti in un incidente? All'opposto della curiosità c'è l'indifferenza, caratteristica comune a molti frequentatori dei beach resort, quei complessi turistici più o meno lussuosi sparsi sulle spiagge esotiche e impermeabili ad ogni rapporto con il mondo esterno. «Ciò che succede non mi riguarda» sembra essere il motto dei turisti da beach resort. Prova recentissima viene dalla mancanza di disdette e le partenze in massa, Italia compresa, verso i microcosmi dorati di Skarm el Sheikh e Marsa Alam, sul Mar Rosso di un Egitto che sta vivendo giorni tragici. Se i tour operator e il sito Viaggiare Sicuri del nostro Ministero degli Esteri garantiscono che a Sharm e Marsa va tutto bene, allora qual è il problema? Ma non occorre la guerra per evocare l'indifferenza. In Kenya, Repubblica Dominicana, Malesia, Brasile, citazioni sparse, i microcosmi dorati dei beach resort sono protetti con discrezione dal filo spinato e da stuoli di guardiani armati di fucili a pompa.
Perché misure di sicurezza così drastiche? Le impongono la miseria e la fame che imperano nelle baraccopoli o nei villaggi distanti pochissimi chilometri. Invisibili agli occhi del turista. Se poi, di nuovo, vogliamo prendere casa nostra come esempio, basterà ricordare le notizie in cronaca che raccontano di un lenzuolo bianco steso a coprire il corpo di un povero cristo, morto o ritrovato morto su una spiaggia. Un lenzuolo bianco, e proprio accanto una sfida a beach volley, un tuffo dove l'acqua è più blu, una bella spalmata di crema abbronzante. Questa volta ha vinto l'indifferenza, la curiosità si è dovuta limitare a una sbirciata. Ma per entrambi, non dubitate, ci saranno altre ghiotte occasioni.
ldelsette@yahoo.it

 

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