VISIONI

La regina e il furbo toy boy, i Tudor fra pubblico e privato

LIRICA - Al Royal Opera House un nuovo allestimento per «Gloriana» di Britten
PENNA ANDREA,LONDRA

Una questione privata. Ecco cosa si nasconde dietro la pompa elisabettiana di Gloriana di Benjamin Britten: l'amore infelice di una regina, alla fine della sua vita, per un uomo più giovane; il sentimento di un popolo per la propria sovrana, e per una monarchia che a più riprese ha saputo incarnare in modo viscerale l'idea di nazione stessa. Per questo Gloriana ha visto poche rappresentazioni fuori dalla madrepatria e rare, scelte riprese in Gran Bretagna, al contrario di Peter Grimes, Billy Budd e il War Requiem, che hanno determinato rapidamente la fama mondiale di Britten. La nuova produzione che il Covent Garden - la prima nel teatro reale dalla creazione nel 1953 - ha montato insieme all' opera di Amburgo, per i festeggiamenti dei sessanta anni di trono di Elisabetta II, sottolinea questa doppia identità eminentemente privata e necessariamente pubblica.
Richard Jones enfatizza la divisione in scene, con una fila di ordinati scolaretti muniti di cartelli, che illustrano ogni volta titolo e luogo dell'azione. L'allestimento, grazie alle scene bidimensionali e colorate di Ultz (scenografo inglese che lavora sotto pseudonimo) rimanda ai libri per l'infanzia e alle recite scolastiche, con tanto di sfilata di monarchi a ritroso, dai Windsor fino ai Tudor, in apertura. Ai costumi e ai pochi scelti oggetti di scena il compito di restituire la grandiosità della monarchia elisabettiana. Tutto britannico l'ottimo cast: Susan Bullock è una regina dominatrice, vocalmente a suo agio sia nella imperiosità dei momenti ufficiali che nella dissoluzione vocale degli ultimi quadri, quando appare vecchia e senza parrucca all'amato Essex, di cui poi firmerà la condanna a morte, e quando si spegne ancora avvinta al trono, recalcitrante all'idea di scegliere un successore.
Straordinario il Robert Devereux di Toby Spence, ottimo nel canto e perfetto nelle scene di danza. Nell'ampio cast spiccano Clive Bayley (Raleigh), Jeremy Carpenter (Cecil), Kate Royal (Lady Rich) Patricia Bardon, (Frances Devereux). Ottimi orchestra e coro, quest'ultimo impegnato con pagine che richiedono impegno e versatilità estrema .
Sul podio Paul Daniel , uno specialista di Britten, che non concorda sulla dibattuta questione del fiasco della prima esecuzione: «In realtà tutto ciò che si dice del fiasco riguarda solo la prima recita. La regina conosceva bene Britten e Pears e a casa di suo cugino, Lord Harenwood ( figura preminente del mondo musicale inglese per mezzo secolo, nda) aveva già ascoltato con interesse alcuni estratti dell'opera in un'esecuzione privata. Ma nel 1953 gli ambienti di corte, dopo la guerra, in una occasione come l'incoronazione della regina, si aspettavano un'opera diversa, celebrativa, pomposa. E Gloriana tutto sembra tranne che un'opera occasionale, onomastica , e così deluse quel pubblico. Nelle altre dieci recite al Covert Garden e in tour in Inghilterra l'opera però riscosse un successo eccezionale, ma tuttavia non ebbe un grande successo di critica.

Gloriana ha dei caratteri propri, diversi dalle altre opere di Britten?
Gloriana si inserisce bene accanto alle opere precedenti, tutte accolte con enorme successo, lavori ampi con una grande parte corale e sempre incentrate su figure drammatiche e in qualche modo sole e non comprese. Così accade a Peter Grimes, alle tre figure principali di Billy Budd e , naturalmente, a Elisabetta I, amata e ammirata in pubblico, ma sola e insicura nel privato. Britten è capace in queste opere di combinare il dramma e la tecnica teatrale di Verdi con il senso idiomatico della lingua inglese, con uno stile proprio e una qualità straordinaria. Certo Gloriana è difficile da apprezzare fuori dalla Gran Bretagna, essendo così imbevuta di storia inglese, ma in fondo anche alcune opere di Verdi profondamente legate a vicende storiche, come Attila o Lombardi, fino a una ventina di anni fa erano molto poco eseguite in Europa. Nell'alternarsi delle scene è pubbliche e private ci sono poi le rievocazioni nella musica elisabettiana, con un'incredibile ricchezza di soluzioni e senza mai ricorrere a citazioni. Britten scrive temi propri e reinventa stupendamente con i caratteri del Novecento lo stile dell'epoca Tudor.

Oggi il pubblico ha una reazione diversa, rispetto agli anni passati?
Con questa produzione, con un fantastico lavoro di cast, coro e orchestra, l'opera torna a inserirsi in un ambito festivo, e si ricostruisce anche il clima del 1953, e unita al centenario di Britten e il giubileo della regina partecipa di un momento molto speciale del nostro paese. Questo non era assolutamente presente nella produzione che ho diretto nel 1993, di Phyllida Lloyd: sicuramente allora, visto il clima politico e sociale e la situazione della monarchia, l'opera era stata presentata con un taglio molto preciso, tutto concentrato sulla vicenda storica. Naturalmente poi la grande emozione resta tutta nella musica.

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