VISIONI

Quel misterioso ritmo sa come curare la follia

LIVE - Scenari notturni di musiche dal mondo
CORZANI VALERIO,ROMA

Nel giardino di Villa Medici, organizzato dall'Accademia di Francia, si è tenuto Villa Aperta, una finestra sulle musiche del mondo nelle più varie declinazioni, con una serata interamente dedicata alla world music. La serata Musique du monde in realtà non era interamente tale, perché la session è stata aperta dai Concrete Knives, band che arriva da Caen in Bassa Normandia ed è dedita ad un pop-rock piuttosto sbiadito e derivativo cui la scelta dell'inglese come lingua dei testi non regala comunque ulteriori chance di originalità.
L'unico filo rosso tra i Concrete Knives e il gruppo successivo era costituito dalle chitarre elettriche. Per il resto gli scenari d'ispirazione e retaggio erano completamente diversi. Con una frontline interamente equipaggiata di tagelmust (il copricapo tradizionale tuareg) i Terakaft non lasciavano dubbi sul bacino di provenienza sahariano della loro musica e l'inconfondibile fraseggio delle chitarre, così come le melopee responsoriali in thamashek (la lingua del popolo nomade in Mali, in Niger, ma anche in Algeria, Libia e Burkina Faso) collocavano la loro proposta nel fertile alveo in cui operano gruppi come Tinariwen, Tamikrest, Toumast, Tartit... I Terakaft quella proposta la declinano con una certa dose di semplificazione. I brani hanno la durata di una canzone e la rinuncia agli orpelli ritmici tipici del genere a favore di un batterista francese non sempre a suo agio con le cadenze della musica sahariana, hanno tolto un po' di appeal alla proposta. Il gruppo guidato dal chitarrista e cantante Kedhou Ag Ossad ha in compenso un piglio più turbolento e aggressivo di quello di molti compagni di cordata stilistica, un'attitudine potenzialmente originale, nella quale però rischiano di essere superati dai più giovani e dinamici Tamikrest.
C'era molta attesa infine per l'ultimo set della giornata, iniziato a mezzanotte inoltrata e finito oltre le due di notte. Di scena un gruppo storico dell'Atlas Marocchino: i Master Musicians of Jujouka (nella foto). I musicisti di questo ensemble sono depositari di una tradizione musicale vecchia di 4000 anni, fanno tutti parte della famiglia Attar, fondatrice del villaggio di Joujouka (che si trova nelle Riff Mountains del nord del Marocco) e per molte generazioni sono stati musicisti del Sultano del Marocco (che accompagnavano anche nei suoi viaggi) e musicisti di corte per sette re (prima dell'occupazione di Francia e Spagna). La loro musica è considerata curativa per le malattie mentali e a loro si rivolgono persone da tutta la nazione. Il gruppo ha intrecciato negli anni una fitta relazione con musicisti e artisti occidentali (il movimento beat in particolare): dall'album di Brian Jones del 1971 Brian Jones Presents The Pipes of Pan at Jajouka, alle collaborazioni con Ornette Coleman, Talvin Singh, Bill Laswell. Un sound, una cornice sonora, che viene considerata fonte di ispirazione per la sua unicità e integrità. Tutte qualità confermate anche dalla lunga session nello spazio di Villa Medici. Un doppio set dilatato e inebriante con i «maestri» impegnati a manovrare tamburi, violini, oud, rhaita (lo strumento ad ancia simile alla nostra bombarda), cori e lira (un flauto di legno).
Con un'intera batteria di quest'ultimo strumento hanno spinto l'acceleratore sulla temperatura emozionale della serata sfoderando un brano memorabile per bellezza timbrica e coinvolgimento ritmico. Con le rahite ed il loro suono «disturbante» hanno manovrato tutta la seconda parte della loro performance: una cavalcata chiusa con l'ingresso di un personaggio che sottolineava il portato coreutico, rituale ed estatico della loro proposta. Si trattava di una sorta di piccolo yeti dell'Atlas con un arbusto in mano, un cappellaccio e il corpo ricoperto di pelliccia che si muoveva sul palco in maniera epilettica e convulsiva. Come rapito da una trance incontrollabile, trasfigurato anche lui, anima e corpo, dal suono iterativo di questi musicisti arrivati dai monti del nordafrica.

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