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Roma città nera e cupa. Il cambiamento può partire da Sandro Medici

ELEZIONI COMUNALI
PASQUINO MONICA, BLASI LUCA

Donne trascinate per i capelli, persone umiliate, bimbi in lacrime. Istantanee della campagna elettorale di Gianni Alemanno, il sindaco con la celtica al collo. Immagini che si susseguono come in un caleidoscopio nero e cupo: sgomberi, repulisti contro i rom e parentopoli. L'era Alemanno al Campidoglio è iniziata il 28 aprile 2008, con il coro ripetuto «chi non salta comunista è». È continuata anche peggio: una campagna ossessiva sui temi della sicurezza e poi fascistopoli. Ora siamo di nuovo alle urne, in una città egoista e cinica.
Roma è peggiorata in questi anni, ma la resistenza quotidiana di tante e tanti ha evitato al tessuto sociale di morire sotto i colpi dell'incuria e del saccheggio del sindaco sceriffo. Dai senza dimora che prendono le case abbandonate ai centri sociali; dalle reti delle giovani madri che si autorganizzano per supplire alla carenza dei servizi all'infanzia a chi insegna italiano per favorire l'inclusione dei cittadini stranieri; dai lavoratori dell'arte che si riappropriano dei teatri ai comitati contro la cementificazione e per l'acqua pubblica. Abbiamo impegnato i nostri corpi, le nostre penne e le nostre voci per denunciare e per trasformare. Ora, come possiamo lasciarci alle spalle questa stagione?
Il silenzio del centrosinistra romano sul modello di città da promuovere come alternativa al centrodestra è assordante: Marino e Marchini rappresentano versioni più eleganti degli stessi grandi interessi oggi al galoppo con Alemanno, tutti e tre più o meno amici di palazzinari più o meno rossi. Dal Pd romano non arriva una parola sulla necessità di congelare il debito di Roma, ma tante sulla scelta di fare cassa attraverso la svendita del patrimonio pubblico. Nulla sugli errori veltroniani ma vecchie soluzioni vengono proposte per l'emergenza abitativa. Non una parola su come risolvere la precarietà delle nostre vite e il ricatto del lavoro nero: veri drammi sociali che un sindaco può contribuire ad alleviare.
Per portare la Capitale alla rinascita non basta cacciare il «postfascista» Alemanno - votando il meno peggio - dobbiamo portare in Campidoglio figure indipendenti, amministratori capaci e proposte alternative. L'attuale Giunta è andata al governo per colpa di un centrosinistra stantio che in 5 anni non è stato capace di rigenerare se stesso. Nel frattempo Sandro Medici, da presidente del X Municipio sperimentava nuove forme di welfare, realizzava la requisizione delle stabili sfitti dei grandi proprietari, promuoveva il registro per le coppie di fatto e il testamento biologico, incoraggiava la produzione culturale e il lavoro autonomo.
Molti sono i trentenni, donne e uomini, che hanno scelto di impegnarsi in prima persona e candidarsi al Comune e nelle liste dei 15 municipi: le nostre storie e i nostri linguaggi sono parte, assieme ad altri, di una melodia polifonica che vuole un governo di sinistra capace, autonomo e innovativo per la città. II rinnovamento generazionale non è in sé per sé garanzia di qualità e indipendenza, ingredienti necessari per realizzare politiche decisive per il contrasto alle diseguaglianze. Lo mostra bene la nuova squadra di governo: molti volti sono nuovi ma la vecchia guardia sta nell'ombra e determina linea e trappole. Inizia il secondo governo Napolitano e ancora una volta l'Europa, commissariando il Parlamento, appoggia la dittatura della finanza sulla politica.
Nonostante questo, fuori da una connotazione stretta del termine, l'impegno generazionale è un grande potenziale, indica una condizione comune, nella quale si capita per età anagrafica e provenienza sociale, e un futuro che si può determinare assieme.
Il protagonismo delle nuove generazioni nella Repubblica romana, allora, ha un valore in quanto simbolo di una comunità e di una condizione, quella del Quinto Stato: viviamo la precarietà, l'emergenza abitativa, l'assenza di reddito e tutele. Il cambiamento dei nostri destini è vincolato alle lotte, all'autorappresentanza e alla definizione di strategie comuni: noi abbiamo scelto di non arrenderci e di lavorare per la giustizia sociale. Sogniamo una città in cui sorridere e queste sono le ragioni del nostro impegno in prima persona, a servizio di un obiettivo collettivo.

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