Ah, le buone e belle cose di una volta! Quando tutto profumava di genuinità, bontà, sincerità, onestà. Il richiamo al tempo passato è da anni ormai fonte inesauribile per i pubblicitari, ma anche autonoma fonte di equivoci e di fandonie, cui attingiamo acriticamente pur di illuderci che un ritorno al passato sia possibile. Tutte balle. La fandonia più celebre e diffusa è quella del vino del contadino. Sia detto una volta per tutte: i contadini il vino non lo sanno fare, e non gliene frega niente di saperlo fare. Lo bevono così com'è, come piace a loro. Vale a dire pessimo. Ma per noi visi pallidi urbani, il vino del contadino è invece un mito.
I lettori più maturi per età ricorderanno la serie televisiva Viaggio lungo la Valle del Po, con Mario Soldati alla ricerca di sapori e riti già allora a rischio estinzione. Ebbene: noi siamo gli epigoni enologici di Mario Soldati. Bussiamo alle porte delle cascine nella Bassa o alle pendici dei Castelli, e ci portiamo via bottiglie di bianco e di rosso, che offriremo durante le cene tra amici facendo precedere il brindisi da un complice «Sai me lo fornisce un contadino di fiducia... se vuoi l'indirizzo...». Che Bacco ce ne scampi e liberi. Altra enorme panzana, tutta pubblicitaria, sono i dolci della nonna. Cominciò, nella seconda metà degli anni '60, la premiata ditta Doria. Di nuovo i lettori più maturi ricorderanno l'insopportabile filastrocca musicale «Con la ricetta della nonnina/zucchero, latte, fior di farina...». Da lì in poi, le nonne pasticcere divennero un esercito invisibile, ma sempre all'opera con la sfoglia e il matterello. Più improbabile e irritante delle millantate vecchiette c'è soltanto l'attore Antonio Banderas nei panni di un mugnaio country chic, artefice di biscotti, tortine, brioches di una notissima marca, preparati con le sue mani. Che mai hanno lavato un piatto o cucinato un uovo al burro.
E i pranzi tribali in mezzo alle montagne thailandesi, o le cene tuareg nel deserto? Astute messe in scena gastronomiche (gli uomini blu e i Meo del Nord della Thailandia mai si sognerebbero di mangiare tali porcherie), regalano al turista duplice brivido etnico e digestivo. Le signore turiste si sforzano di sorridere afferrando il boccone in punta di dita, gli uomini turisti lo inghiottono guardando le dune o la foresta per darsi un tono. Pensiero che li accomuna «Ma chi me l'ha fatto fare?». Versione italica è il pranzo con il pastore, nel sardo Supramonte. Due le scelte: caldo e freddo, prezzi differenziati. Seduti ad agosto nella capanna, oppure intorno a un tavolo rustico sotto un sole privo di pietà, ci si riempie di pecorino, salumi (ma l'anfitrione non era un pastore?), seadas, vino genuino (ma l'anfitrione non era un pastore?). Capitolo conclusivo: balli e canti tipici. Un ricordo personale. Danza di trance, anni fa, nella già e purtroppo sputtanata isola di Bali. Mistica atmosfera tra le palme, attesa, tensione, emozione a mille. In prima fila, improvvisamente, un danzatore sbadiglia a mascelle spalancate. Ah, le buone e belle cose di una volta!
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