CULTURA

L'antropologo della grande mutazione

MONOGRAFIE · «Lessico Virilio. L'accelerazione della conoscenza» di Silvano Cacciari e Ubaldo Fadini
PANELLA GIUSEPPE,

Lessico Virilio. L'accelerazione della conoscenza (Felici, pp. 120, euro 15) di Silvano Cacciari e Ubaldo Fadini ha una struttura molto singolare: è un dizionario composto praticamente da un'unica parola, velocità . In questo vocabolo solo apparentemente anodino sembra che possa essere racchiuso tutto il complesso discorso teorico che contrassegna il percorso filosofico e politico di Paul Virilio. Inoltre, in questa parola-chiave è compendiato anche il rapporto (per i due autori del saggio considerato come decisivo) tra politica ed estetica che lo contraddistingue. Il saggio si apre con una domanda: come mai su Virilio non esiste in Italia una riflessione adeguata alla sua importanza e al suo peso nella cultura francofona e anglosassone? Infatti, anche se la bibliografia delle traduzioni italiane degli scritti dello studioso francese è ormai copiosa (e Fadini ne rende conto nel suo saggio) non sarà inopportuno ricordare come questo urbanista e architetto (non accademico) sia passato alla riflessione filosofica e sia poi divenuto celebre in Francia per una serie di affermazioni di notevole importanza per la ricostruzione degli eventi fondativi della postmodernità. Il libro di Cacciari e Fadini si propone, di conseguenza, non solo di costituire una sorta di introduzione generale alla sua opera ma di approfondirne alcuni aspetti peculiari considerati come essenziali anche in rapporto all'utilizzazione politica della prospettiva di Virilio.

Le forme della guerra
In questo progetto di analisi, la dinamica della guerra e della sua ricezione fenomenologica, legata com'è alla velocità come prospettiva evolutiva dello sviluppo capitalistico contemporaneo, assume un significato di grande rilevanza non solo teorica ( Guerra e cinema. Logistica della percezione , titolo della traduzione di Buzzolan per Lindau nel 1996, è una delle sue opere più note anche in ambito estetologico). Come Fadini spiega nel primo saggio del libro, il punto di partenza di Virilio è l'analisi archeologico-estetica del bunker , in particolare quelli che costituivano il Vallo Atlantico durante la Seconda Guerra Mondiale e sul quale l'attenzione dello studioso era stata attratta negli primi anni Settanta. Questa sua ricerca culminerà in una mostra sull'archeologia del bunker che si terrà nel 1975 presso il Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Ma è proprio a partire dalla forma che la guerra ha assunto nelle sue espressioni più rilevanti che emerge in Virilio la consapevolezza che in essa si può ritrovare la chiave dello sviluppo tecnologico che investe l'intera società capitalistica. Nel saggio di dromologia dedicato a Velocità e politica che sestruzione del pensiero di Virilio è legato alla volontà di collocarlo in un campo filosofico più vasto ma ben preciso e che va dalla comune matrice fenomenologica di Merleau-Ponty alla filosofia desiderante di Deleuze-Guattari e alla microfisica del potere in Foucault (senza trascurare importanti incursioni in ambito tedesco, in particolare in relazione a Canetti e ai testi più «letterari» di Walter Benjamin come Immagini di città apprezzati dallo stesso pensatore francese). Cacciari, invece, si cimenta nella ricostruzione della fortuna di Virilio nel mondo anglosassone, in particolare in quello americano, e si addentra nella ricostruzione del rapporto tra spettacolarizzazione della guerra e industria dello spettacolo cara al filosofo francese deducendone spesso delle originali conclusioni. Particolarmente interessante risulta, guirà nel 1977 e nei testi di estetica della «sparizione» ad esso conseguenti usciti a partire dagli anni Ottanta (in essi si passerà alla dizione più esatta di dromoscopia), l'intento di analizzare le modificazioni del visibile come effetto della trasformazione dell'antropologia contemporanea si unisce all'individuazione di un preciso rapporto di causa ed effetto rispetto ai loro intenti ed effetti politici. In Fadini, tuttavia, la ricoinfatti, il richiamo a Architecture of the Visible di Graham McPhee proprio in relazione alla teoria della nuova soggettività presente in Virilio. Di grande interesse è, inoltre, l'intervista a cura di Guy Lacroix per il numero del 1997 della rivista Terminal (nella traduzione dello stesso Cacciari) in cui il filosofo mette in evidenza la compiuta contemporaneità delle proprie tesi in rapporto a eventi epocali quali il possibile sviluppo del telelavoro, il dominio dell'informatica nel campo della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico e la messa in mora della figura umana in rapporto al predominio delle macchine «intelligenti» («dal momento in cui si arriva a far acquisire delle percezioni molto sofisticate ad una macchina, così come la capacità di ragionamento con i sistemi esperti, perché ingombrarsi ancora dell'uomo? C'è una delega della scienza alla macchina. Si spinge all'estremo la scienza per farla divenire autosufficiente come l'arte: un'arte per l'arte ma senza l'artista. Si avrebbe una scienza della scienza senza personale scientifico»).

Le Chernobyl informatiche
In Virilio, ovviamente, non si tratta di ritornare a un' impossibile retorica dell'umanesimo pre-tecnologico quanto di valutare, in maniera adeguatamente disincantata, i pericoli legati all'utilizzazione della scienza dell'informazione in chiave di dominio totale ed evitare quelle che egli stesso definisce delle possibili «Chernobyl informatiche». In conclusione: il saggio a quattro mani di Cacciari e Fadini fa il punto su un pensiero tutt'altro che semplice da sintetizzare quale è quello di Virilio e cerca di usarlo al meglio come una possibile «scatola di utensili» per lavorare non solo all'interno di un presente condiviso con il pensatore francese ma anche nella dimensione di un futuro che si preannuncia oscuro e spesso incomprensibile per chi vorrebbe analizzarlo sulla base di prospettive teoriche assunte come dogmi.

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