VISIONI

Le Capital, la nuova resistenza al potere finanziario globale

INCONTRO · Costa-Gavras al Rendez Vous del Cinema Francese a Roma
SILVESTRI SILVANA,ROMA

Invitato alla terza edizione di «Rendez-vous, appuntamento con il cinema francese» (Roma 16-21 aprile) su uniziativa dell'Amasciata di Francia, Costa-Gavras presenta Le Capital , titolo quanto mai emblematico di questi tempi, da un romanzo di Stéphane Osmand protagonista un potente banchiere europeo contro la finanza internazionale, presentato a Toronto e nei prossimi mesi distribuito nelle nostre sale. Il regista che ha portato per mano il pubblico a vedere cosa succedeva nella Grecia dei colonnelli, nella Cecoslovacchia sotto il potere sovietico, nell'America latina controllata dalla Cia, nel Cile dei desaparecidos, in quell'altro ambito oscuro che fu Vichy, tra i meandri dello strapotere mediatico, nei rapporti tra Chiesa e nazismo ora affronta i criptici segreti finanziari e bancari che hanno ridotto in povertà il mondo. Insomma da Z l'orgia del potere alla Confessione , a Missing fino ad Amen si è sempre posto con il piglio del cineasta militante che addita il problema. E il problema oggi sono le banche, la finanza. Con quel titolo poi non possiamo fare a meno di domandargli che, mentre il Capitale di Marx ha il suo happy end, perché infine si capisce come funziona il meccanismo e ci si può organizzare con la rivoluzione, di fronte al potere finanziario globalizzato ci si deve arrendere, siamo impotenti, non riusciamo neanche a focalizzare bene il nemico. «Mi interessava nel film mettere in evidenza il potere, ci dice, come influenza la nostra vita quotidiana e come si può resistere. Ci sono persone che resistono anche a costo della loro vita ed era questo che mi interessava. Il Capitale di Marx l'ho letto quando ero studente e non tutto, non era così comprensibile. Finché un giorno, all'uscita da una proiezione una signora mi ha portato la versione illustrata del Capitale e tutto è stato più chiaro. Gli argentini poi ne hanno fatto una bande dessinée con tutte le spiegazioni». Una delle esplosioni più eclatanti di quello che succede tra le banche e la gente lo vediamo proprio in Grecia: «È il risultato della crisi enorme che vivono i greci, ma responsabile è il governo che non ha una politica ferma contro le violenze fasciste di Alba dorata, che si sentono così legittimati alle violenze. Poi c'è la crisi, la povertà e l'Europa che non fa niente per fermare l'ingresso di milioni di persone in un paese che ha solo un milione di abitanti. Voi nel vostro paese avete avuto un primo ministro che ha tante televisioni, giornali, banche, che ha avuto tutto il potere: senza parlare della crisi delle banche che si è verificata da qualche anno in Europa: chi gli ha dato il potere? Dunque oggi è la finanza che ha il potere, gli uomini politici sono completamente liberi di fare la politica che vogliono». La politica deve avere un ruolo? «La politica deve avere 'il' ruolo altrimenti si cade nell'interesse di qualcuno. Se ci sembra che non possa avere alcun ruolo è perché si è lasciata prendere completamente dalla finanza, non ha messo regole. Durante la preparazione del film ho incontrato banchieri e alcuni di questi assai importanti in Francia (e nessuna donna nei posti chiave). Tutti hanno detto che bisognava mettere regole, ma quando Hollande le ha messe, sono stati i primi a dire che non bisognava mettere regolamenti. Guardate cosa è successo con i banchieri olandesi a proposito di Cipro: tutti hanno pagato senza spiegazioni, sarebbe stato impossibile solo alcuni anni fa. Lo stato che fa pagare le tasse è legittimato, ci sono persone elette per farlo, ma quale banchiere lo è? I gruppi finanziari olandesi decidono, un piccolo gruppo che può prendere soldi alla gente e hanno un potere enorme per farlo». In una scena del film i banchieri dicono trionfalmente: siamo dei Robin Hood che rubiamo ai poveri per donare ai ricchi: «È proprio quello che fanno. Nel corso delle mie ricerche, è risaputo, ci sono sempre più poveri che ricchi. Quella è una frase del presidente della Goldman Sachs che ha detto precisamente: «prendiamo ai poveri perché sono più numerosi» e non abbiamo voluto riportare questa frase esattamente perché ci sembrava troppo grossolana. Nel film tutte le frasi sono citazioni autentiche prese da frasi, da libri o da relazioni». Cosa l'ha colpita nel libro di Osmand per poterlo tradurre in immagini? «Mi ha colpito la personalità di questi personaggi: sono intelligenti, colti, conoscono il mondo intero, hanno un curriculum di studi eccezionale, conoscono i risultati negativi, per questo loro giocano come bambini e noi andiamo alla catastrofe, Spagna, Portogallo, Grecia. Non è la catastrofe della bomba atomica, ma in un certo senso sì. Un'autorità ha voluto globalizzare il potere e ha finito per non mantenerlo, come il comunismo che ha finito per autodistruggersi, sfortunatamente. Contro il sistema finanziario c'è gente che resiste perché non si può continuare così. Chi può resistere? Tutti, anche contro il nazismo si è combattuto, è lo stesso anche in questo caso. Penso che per loro natura gli uomini non possono sopportare il totalitarismo. Come ho imparato da quei fumetti su Marx una rivoluzione può cambiare il mondo. Il pericolo più grande oggi è la religione dei soldi e che ognuno fa solo il suo interesse».

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