Le preoccupazioni per la crisi siriana aumentano. Se non si riuscirà a porre fine agli scontri in Siria, entro la fine dell'anno, il numero di persone che avranno bisogno di aiuti umanitari potrebbe salire a quasi 10 milioni di persone, pari a circa la metà della popolazione. È l'avvertimento dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Antonio Guterres in un messaggio al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni unite. Per discutere di questo, la prossima settimana ci sarà un incontro a Ginevra tra il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon, il segretario generale della Lega Araba, Nabil al-Arabi, e l'inviato delle Nazioni Unite e dell'organizzazione pan-araba in Siria Lakhdar Brahimi per valutare il proseguio della missione del diplomatico algerino.
Ad aggravare le tensioni è arrivata ieri la notizia che almeno 200 militari americani, istruttori, esperti di comunicazioni ed intelligence sono attesi in Giordania per l'aggravarsi del conflitto siriano. Lo ha sottolineato oggi una fonte militare ad Amman. «L'arrivo dei 200 soldati Usa rientra nella cooperazione tra la Giordania e Washington», ha assicurato ieri il portavoce del governo, Mohammed Mohammani, dando a tarda ora la notizia del prossimo invio di truppe. L'annuncio è coinciso con affermazioni fatte in un'intervista televisiva dal presidente siriano Bashar al-Assad, che ha accusato Amman di lasciare passare in Siria dal suo territorio «migliaia» di miliziani armati che si uniscono ai ribelli e ha avvertito che «il fuoco» del conflitto potrebbe investire la stessa Giordania.
Secondo gli insorti, l'esercito regolare siriano e miliziani dei gruppi ausiliari filo-regime hanno conquistato Abel, villaggio a metà strada tra Homs e l'aeroporto militare di Dbaa, in mano agli insorti dalla scorsa notte. La linea del fronte in quell'area strategica vicina al confine libanese si è quindi assottigliata a pochi chilometri.