VISIONI

L' omaggio a Di Leo, il cinema fluido di Terlizzi

Lecce/IL FESTIVAL DEL CINEMA EUROPEO, PUNTI DI VISTA AD ALTO RENDIMENTO CULTURALE
SILVESTRI SILVANA,LECCE

Si è conclusa la XIV edizione del Festival del cinema europeo di Lecce (8-13 aprile) diretto da Alberto La Monica e Cristina Soldato nella multisala Massimo affollata in tutte le sale e sezioni a seconda delle diverse categorie di fans: ululanti con cori da stadio quelli di Aki Kaurismaki di cui è stata proposta una personale a cominciare dai primi corti e da quel Leningrad Cowboys scoperto a Salsomaggiore nei lontani anni '80, i seguaci dei documentari, dei film in concorso, vinto quest'anno dal polacco Milosc (Amare) di Slawomir Fabicki che ha conquistato l'Ulivo d'oro. La famiglia Verdone ha assegnato il premio dedicato al padre Mario Verdone al film di Claudio Giovannesi Alì ha gli occhi azzurri, Vito Palmieri ha vinto con Matilde il concorso Puglia Show, il premio Fipresci è stato assegnato da una giuria internazionale di critici a Ships di Elif Refig (Turchia), il premio Cineuropa alla regista austriaca Barbara Albert per Die lebenden.
In una città che non taglia i fondi alla cultura, in sintonia con la politica della Regione, sotto l'occhio del ciclone turistico, con un pubblico piuttosto sofisticato cresciuto da anni di frequentazione dei circoli del cinema, azzerati oggi dalla chiusura di quasi tutte le sale cinematografiche della città, il festival rappresenta un appuntamento insostituibile per gli studenti delle scuole superiori, dell'università e di ogni fascia d'età.
Gli indomabili appassionati di Fernando Di Leo nel decennale della sua morte, hanno potuto assistere alla personale dei suoi film da Brucia Ragazzo Brucia a Milano calibro 9 e al documentario a lui dedicato da Deborah Farina con la sceneggiatura di Luca Pallanch e Domenico Monetti, con un incontro a cui non poteva mancare Barbara Bouchet che con lui ha girato due film (ed era prevista anche nel cast del mai realizzato Uno di quelli), scrittore e autore d'avanguardia, che prima del cinema aveva lavorato con Eco, Carmelo Bene, Cobelli, un «capobranco» con le maestranze, ma con le signore un gentleman secondo la testimonianza di Barbara Bouchet: «Con le donne era uno, con gli uomini un altro, un grande signore». E non poteva mancare neanche la testimonianza di Marco Giusti, tra i primi a scriverne come di una specie di west della nostra provincia, un nuovo genere, il «Melville-western» e che negli anni della solitudine del regista, del disamorecinema ha cercato di mantenerne viva la personalità ben prima che Tarantino esibisse i suoi punti di riferimento artistici. Un'altra presenza si è sentita molto forte nei giorni del festival, quella di Emidio Greco, che del festival è stato uno dei sostenitori, presente nei convegni e nelle discussioni e protagonista due anni fa di una bellissima personale dei suoi film a testimonianza di un autore mai sceso a compromessi. Autore di L'Invenzione di Morel, uno dei film chiave dell'epoca dei '70 di cui poco prima della sua scomparsa ricomprò i diritti (ora è uscito in dvd) insieme ad altri suoi primi film, è stato ricordato da due documentari Ambiguità e disincanto di Federico Greco (omonimia) e Il mestiere del regista di Maura Calefati che lo hanno riproposto in tutto il suo inimitabile stile. Un premio a lui dedicato è stato assegnato a Tiger Boy di Gabriele Mainetti.
Pugliese d'origine come di Fernando Di Leo ed Emidio Greco anche Cosimo Terlizzi è autore internazionale, un caso di cinema spaziale, evento del festival con L'uomo doppio. Disamina del lavoro di un artista, con punte drammatiche e melodrammatiche come in un blockbuster, con tanto di sequel ed happy end. Qui infatti ritroviamo i personaggi dell'antefatto, Folder, Fabiana che a Lione si era suicidata lasciando la scritta «Distruggi il tuo ego», Damien con cui intrecciare un rapporto giocoso, Christian Reiner l'amico musicista sempre collegato via Skype. Dal clima adolescenziale, qui sotto l'ala produttiva di Scamarcio Golino, il gioco lascia il posto alla riflessione di sé, alla scelta di vita (il matrimonio). Si mantiene la scelta espressiva artistica, cinema viaggiante con entrate ed uscite in camere di hotel sempre diverse, composizioni creative che si susseguono. Dalla scelta della mise più adatta alla ricerca dell'assoluto nella comprensione della «particella di dio», il Bosone di Higgs, il viaggio è tra le immagini, dall'idea al luogo, il Cern, l'Atomium di Bruxelles, le acque del mediterraneo. Film ambientato nell'etere, immagini che si parlano tra di loro in un flusso vitale dove non mancano le pulsazioni del cuore nonostante il controllo millimetrico dell'artista visuale rigoroso. Né mancano lacrime né sangue né sorriso. Un vero film.

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