VISIONI

Quelle pagine di poesia ora sono una griffe...

SanaMente
DEL SETTE LUCIANO,

Dalla borsa di Bruce Chatwin alla Borsa di Milano. Dalle Vie dei Canti a Piazza Affari. Così si potrebbe riassumere il declino delle Moleskine, i taccuini sui quali presero appunti e lasciarono segni, oltre al vagabondo Chatwin e a tanti altri, Matisse, Hemingway, Picasso, Wilde. Attenzione, però, a non equivocare. Qui si parla di declino per dire che, dal 3 aprile 2013, le pagine delle Moleskine hanno perso definitivamente il profumo di poesia e di avventura, la dimensione intima di uno spazio cui affidare ricordi e sensazioni.
Il 3 aprile 2013, infatti, i taccuini di Bruce e soci hanno fatto il loro esordio alla Borsa di Milano. Un esordio trionfale, fissato a 2.30 euro per azione, con una capitalizzazione di 480 milioni di euro. «È solo il punto di partenza di un percorso che permetterà all'azienda di crescere ancora a tassi importanti». ha commentato, a ragione euforico, l'amministratore delegato della Moleskine SpA, Arrigo Berni. Risulta sempre difficile dividere in bene o in male quello che il cammino della Modernità adatta al ritmo dei suoi passi. Nel nostro caso, la storia racconta di una modesta legatoria di Tours, Francia, che, da fine '800, realizzava taccuini con la copertina rigida o morbida di colore nero, fogli color avorio, angoli smussati, chiusura con elastico, tasca interna a soffietto. Li vendeva alle cartolerie parigine, e di quella in rue de l'Ancienne Comédie era abituale cliente Chatwin. Nel romanzo Le vie dei canti, 1986, lo scrittore annota di aver saputo dal suo cartolaio che le Moleskine, così le chiama, smetteranno di esistere. È una perdita non solo per Bruce, ma per le migliaia e migliaia di affezionati a quel notes così essenziale, da portare con sé nella vita di ogni giorno o durante un viaggio. Nel 1997, la milanese Modo & Modo deposita il marchio Moleskine e produce cinquemila esemplari del taccuino, in tutto e per tutto uguale all'originale. È un successo. Due anni dopo iniziano le esportazioni in Europa, Giappone, Stati uniti. Il gioco si fa grande. Ci scommette il fondo di investimento Société Générale Capital, che nel 2006 acquista Modo & Modo e trasforma la Moleskine in una srl. Socio di riferimento il fondo di private equity Syntegra Capital, con il 67%. Al fondatore Francesco Franceschi va il 10,6%. Nel frattempo, al taccuino si sono affiancati album e quaderni, preludio a una linea fatta di penne, borse, lampade per la lettura; occhiali, custodie per smart phone, lettori di e book e tablet, avviata nel 2011. Oggi il marchio viene distribuito in una cinquantina di Paesi, grazie a una rete di 14mila punti vendita. Il futuro, se ci fosse bisogno di dirlo, è la Cina, dove, sono sempre parole dell'ad Berni, «Abbiamo un target potenziale di 9 milioni di persone».
Fine della storia e inizio dei dubbi, che chi scrive vorrebbe estendere a voi che leggete. Conservo in un cassetto almeno cinque Moleskine, regalatemi da amici. Non le ho mai usate, e non perché fossi a conoscenza della vertiginosa ascesa finanziaria che stava dietro il loro ritorno. Più semplicemente mi sembrava stonassero nel reparto gadget delle catene librarie e nelle vetrine dei negozi di accessori di design, che fossero divenute un must da borsetta trendy o da tasca interna di una giacca blu. Erano sempre loro, certo. Ma non erano più lo stesse. Molto meglio il taccuino di un negozio equo e solidale, oppure comprato sulla bancarella di un venditore cingalese. Con buona pace, spero, di Chatwin e degli altri.
ldelsette@yahoo.it

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