INTERNAZIONALE

Xi-pensiero e militari, l'autogol del generale

CINA/TWITTER
PIERANNI SIMONE,PECHINO

Xi Jinping, segretario del Partito Comunista, da marzo presidente della Repubblica Popolare, ha appena celebrato i suoi primi cento giorni da numero uno (una ricorrenza molto sentita in Cina, che viene celebrata anche nel caso dei neonati).
La stampa ha ricordato la sua lotta alla corruzione, il suo restituire ai cinesi «il sogno» nazionale, di una «rinascita». In privato - e non solo - Xi ha rinsaldato l'alleanza con gli hongerdai, ovvero i membri della «seconda generazione rossa», i figli dei principini. In alcune occasioni non ha mancato di lodare Mao, definendolo uomo capace di «lottare» per la sopravvivenza della Cina (al contrario di Gorbachev) e ha rinsaldato la vicinanza con l'esercito, tassello fondamentale nella gestione del potere in Cina.
Questa «linea» che ha avuto una sua realizzazione nelle prese di posizione contro il Giappone per la questione delle isole contese, ha dato fiato ai falchi dell'esercito. Alcuni di loro, come nel caso del Generale Luo Yan, hanno preso la palla al balzo e hanno deciso - essendo in tempi di pace - di costruirsi la propria piccola guerra sfruttando quello che è attualmente l'arena principale per veicolare l'informazione in Cina, Weibo, il Twitter locale, social network cui partecipano oltre 400 milioni di utenti.
Con risultati però che il baldanzoso generale - e tanti altri papaveri, prima di lui - non aveva previsto: da carnefice è ben presto divenuto vittima.
Il primo messaggio del generale su Weibo ha subito scatenato migliaia di risposte, poiché terminava con un perentorio «non possiamo più tacere, dovremo combattere per il nostro popolo, per il nostro paese». Il secondo messaggio, infine, ha scatenato il delirio on line: «Sotto la guida di Xi, lottiamo per punire i traditori del paese, pulire dalla corruzione e rivivere la civiltà cinese». Il riferimento ai «traditori interni» e alla corruzione, ha fatto scattare la caratteristica primaria della rete cinese: indagare a fondo.
Altri netizen (gli attivisti del web) hanno così scoperto che Luo è stato un soldato semplice, mandato poi nel 1979 a Pechino grazie alle influenze paterne (il padre era capo dell'intelligence militare). Si è poi scoperto che Luo avrebbe altri fratelli, tutti generali e che la sua famiglia ha importanti connessioni con gruppi economici che si occupano di estrazioni minerarie e real estate. Due tra i settori con più corruzione in Cina. Una storia esemplare, per la Cina, sull'importanza del web e sulle infinite connessioni dei suoi principali protagonisti.

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