POLITICA

La vista corta di Sel e la corsa di Medici

MOVIMENTO ARANCIONE
PASQUINO MONICA,

La vista corta del gruppo dirigente di Sel a Roma si è vista dal contributo che questa forza - a cui ieri ho consegnato le mie dimissioni da coordinatrice di circolo - ha dato al processo che si è concluso sabato, quando l'assemblea nazionale di Cambiare si può ha acclamato Sandro Medici come proprio candidato sindaco a Roma, fuori dalle primarie del centrosinistra.
A giugno, in un'assemblea pubblica , Medici aveva dichiarato la propria disponibilità a forze sociali, sindacali e partiti a impegnarsi e a discutere il futuro della città. Si era candidato nelle primarie. Non conoscevo Medici personalmente, ma lo consideravo, anche se indipendente, parte della mia comunità politica: una decennale esperienza municipale, governava in difesa dei diritti civili e sociali, per i beni comuni a colpi di provvedimenti e innovazioni amministrative a volte tanto audaci da comportare qualche rischio.
Quell'assemblea poteva essere un seme da coltivare. Certo, c'era un delicato lavoro politico da fare per dare ali al progetto di candidare Medici nelle primarie, mentre il Pd puntava pigro su Zingaretti. Non c'è avvedutezza in quel che è accaduto dopo. Il gruppo dirigente di Sel ha deciso, senza un processo partecipato, di isolare un candidato molto vicino alla composizione sociale della propria base, ma scomodo perché autonomo. Così Sel ha perso l'opportunità di mettersi dalla parte del cambiamento e non si è misurata con la sfida di guidare una coalizione larga, dal Pd alla Fds intercettando l'interesse della sinistra diffusa. Era una sfida difficile - significava riuscire a spostare l'asse della coalizione a sinistra - ma non impossibile. A ben vedere è ciò che Sel ha scritto nel proprio dna, dalla sua fondazione.
Da ottobre Medici è candidato a sindaco fuori dalle primarie. Una scelta che avrei preferito non avvenisse, ma che non potevamo evitare con la forza della volontà e l'impegno di pochi. Ora, senza dover mediare con il Pd, sarà più facile per lui dare gambe a un programma di sinistra: beni pubblici da non privatizzare, investimenti nella formazione, nella cultura e nei servizi per donne e cittadin* stranier*, stop alle concessioni edilizie, registro delle coppie di fatto, testamento biologico. Sarà triste e doloroso, ora, osservare lo scontro tra Sel e gli arancioni: se sarà basato sui contenuti, i secondi avranno successo, perché gli elettori di Sel non potranno che riconoscersi nei loro contenuti. Complice Vendola, che dopo aver perso le primarie si legherà sempre più a Bersani, il quale anche ieri ci ha rassicurato che l'agenda Monti sarà rispettata anche dal prossimo governo.

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