Hans Werner Henze si è spento sabato scorso a Dresda, lontano dalla sua casa di Marino, alle porte di Roma. In morte si ribadisce dunque il dato della nascita (a Gutersloh in Vestalia, nel 1926), l'appartenenza alla nazione tedesca di uno fra i maggiori compositori del secondo Novecento, che tuttavia aveva saputo mutare quel destino, scegliendo di vivere stabilmente in Italia sin dal 1953, quasi a farsi italiano. La strada della musica è un percorso seguito con caparbia, eterodossa originalità già da adolescente, fra regime nazista e guerra, eventi che hanno rafforzato uno spirito di libertà che non lo ha mai abbandonato. Il successo gli arride presto, con l'opera Boulevard Solitude (1951), fra i capolavori del teatro musicale del XX secolo. La penna di Henze è stata prolifica e felice, soprattutto nel campo del teatro musicale, che forse resta in assoluto quello a lui più congeniale, con capolavori come The Bassarids (1965), Elegy for young lovers (1961, i due ultimi su libretto di Auden e Kallman), Der junge Lord (1964) e, più di recente, l'Upupa (2003). Il suo vasto lascito comprende i lavori sinfonici (fra cui ben dieci sinfonie) creazioni sinfonico vocali (tra tutte il Requiem ) balletti, cicli di melodie, musica da camera, musica per il cinema (per Schlöndorff e Resnais).
Uomo di intelligenza fertile e curiosa, ironico e amante della vita, Henze è in parte rimasto un solitario nell'agone musicale, guardato con sospetto proprio per la sua capacità di non irrigidirsi negli schemi settari delle avanguardie del dopoguerra, specie gli ambienti di Darmstadt, da lui presto abbandonati.
Henze ha infatti saputo sapientemente sintetizzare in uno stile del tutto personale, raffinato e versatile, tante diverse sollecitazioni, dal jazz, alla canzone, al teatro, dal Novecento storico, al serialismo, fino alla musica antica. Al tempo stesso è stato spesso al centro di una rete di consonanze, affetti e relazioni che lo hanno legato ad ambienti artistici e letterari, oltre che a quelli musicali, arricchendo ulteriormente levatura e portato umano delle sue creazioni. Fondamentale il sodalizio con la scrittrice Ingeborg Bachmann, autrice del libretto di Der Prinz von Homburg, e poi altri rapporti importanti con W.H. Auden, Elsa Morante, Luchino Visconti, Benjamin Britten.
Significativo il coinvolgimento con il marxismo e il rapporto con Cuba, che ha segnato alcune creazioni come il lavoro teatrale El Cimarron e il contrastato oratorio Das Floss der Medusa, nel 1968. Henze ha preso parte attiva nel campo dell'organizzazione musicale, fondando il Cantiere Internazionale d'Arte di Montepulciano, dove nel 1980 ha visto la luce Pollicino, notissima opera per bambini. È stato regista, direttore d'orchestra e ha avuto un ruolo di primo piano nella guida artistica di vari festival, fra cui la Biennale Musicale di Monaco di Baviera, da lui fondata nel 1988.
Nell'ultima stagione, nonostante le condizioni di salute malferme e la perdita del compagno Fausto Moroni, l'attività creativa di Henze non si era arrestata: aveva anzi siglato opere di notevole bellezza e successo, come Phaedra (2007). Pochi giorni fa aveva presenziato a una nuova prima a Berlino, Ouverture zu einem Theater. Originale protagonista del proprio tempo, Henze è stato un artista vivo, integro, insostituibile, che non ha conosciuto ostacoli né tramonti.