VISIONI

«La mia generazione», il mondo di Herbert Pagani

MUSICA - Un cd doppio riscopre l'artista. Sarà presentato al Premio Ciampi
DEL SETTE LUCIANO,

In Italia, le radio libere sarebbero nate soltanto nel 1976. Prima di loro, sul finire degli anni Sessanta messi a soqquadro dalle rivolte studentesche e dagli scioperi operai, di radio libere da ascoltare, ce n'era una sola. La sua voce arrivava dal piccolo e opulento principato di Monaco. Il suo nome era Radio Montecarlo, che mandava musica ignorata o censurata nel Bel Paese democristiano; parlava di anticoncezionali, autentici demoni per il governo del clero; si inventava programmi inconcepibili nelle grigie stanze del potere Rai. Tra i conduttori, uno si chiamava Herbert Pagani.
Herbert, davanti al microfono, diventava intervistatore, attore, giocoliere della parola, dj sul piatto del giradischi. Da noi godeva di buona celebrità grazie a due hit, Canta (che ti passa la paura) e soprattutto Cin Cin con gli occhiali. Ma questo figlio di ebrei libici, non era solo il cantante e compositore premiato dalla critica musicale italiana per l'album Concerto al mattino. A lungo, prima, nel mondo dell'illustrazione, aveva esposto in Francia, realizzato le copertine per la collana di Science I grandi della fantascienza e per le Cosmicomiche di Italo Calvino pubblicate da Einaudi, era diventato giovane esponente del Realismo Fantastico. Poi, nel 1966, l'apertura ad altre forme espressive: la poesia, la canzone, la radio, il teatro, il video, che possono, anzi devono, interagire. Come dimostrerà, cinque anni dopo, a Parigi, il Concerto d'Italie, le cui le scenografie sono disegni proiettati su uno schermo cinematografico. E poi nei 70 un viaggio in Israele, in Israele, ritorno alle radici e presa di coscienza dei drammi in Medio Oriente. Da lì fino alla morte per leucemia, nel 1988, a Palm Springs, Herbert sarà paladino che lotta per la pace, i diritti umani, l'ecologia, la salvezza di Venezia, realizzando spettacoli, dischi, libri, convegni. Da quel momento, la sua figura viene dimenticata, oppure limitata al ricordo di alcuni, fortunati, brani musicali. Uno di questi, Teorema, 1981, Pagani lo aveva scritto con Marco Ferradini, con il quale era nata una forte amicizia. Ferradini, di Herbert, non si è mai dimenticato, e da tempo pensava a come farlo uscire dal buio della memoria riproponendone il repertorio. L'occasione gliela offre Davide Casali, membro di una band Yiddish, regalandogli un cd con tutte le canzoni di Pagani. Ricorda Ferradini «Molte non le avevo mai sentite. Davide mi disse che secondo lui ero l'unico in grado di riprenderle in mano. Ho cominciato a decifrare tonalità e accordi, ad arrangiarle e ad adattarle. Con stupore sentivo che la mia voce si sposava alla melodia e, con estrema facilità, riusciva a interpretare i suoi testi».
È nato così La mia generazione, doppio cd (Moletto edizioni, distribuzione Edel), ventun brani scelti tra quelli che meglio rappresentano il cammino musicale di Herbert. Di nuovo Ferradini «Questo omaggio non vuole solo far ascoltare la sua poesia sotto forma di canzone e tramite essa far conoscere la sua arte, ma raccontare il mondo intorno a noi in quegli anni di certo non facili, però pieni di fermento culturale». C'è la mia generazione, che canta con fra gli altri con Ron, Finardi, Concato, Albergo a ore; Lombardia, che Pagani tradusse e adattò da Le plat pays di Jacques Brel; Bicicletta, piccolo inno ecologico. Ferradini presenterà il progetto sabato 27 a Livorno nel corso dell'edizione 2012 del Premio Ciampi.

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