CULTURA

Il perfetto algoritmo per i bisogni dei lavoratori

NOBEL PER L'ECONOMIA
LUCARELLI STEFANO,

Alvin E. Roth (Harvard University) e Lloyd S. Shapley (University of California) sono stati insigniti del premio Nobel per l'economia. In un certo senso l'Accademia delle Scienze Svedesi riconosce la necessità di tornare a ragionare sul problema basilare che caratterizza la teoria economica nelle sue vesti mainstream: l'allocazione delle risorse.
Lo schema teorico da cui le ricerche di Roth e Shapley prende il via è un articolo del 1962 di Gale e Shapley sull'American Mathematical Monthly in cui il rapporto sociale fra lavoratori e imprenditori è ridotto a problema di allocazione dei lavoratori. Gli autori riconoscono che nel mercato possono presentarsi dei problemi: un certo lavoratore potrebbe essere assunto da un datore di lavoro, nonostante questo non rappresenti la sua prima scelta, anche nel caso in cui il datore di lavoro presso il quale avrebbe voluto lavorare avrebbe potuto manifestare la volontà di assumerlo. Gale e Shapley vanno in cerca di un algoritmo, da tradurre in un meccanismo istituzionale, in grado di risolvere questa disfunzione del mercato: lo chiamano deferred acceptance algorithm. Rothlo descrive in un suo articolo del 2007 come un meccanismo in grado di individuare un incontro stabile fra coppie di agenti diversi. Gli agenti che ricevono più proposte di quante ne possano accettare rifiutano immediatamente quelle che gradiscono di meno, ma non accettano subito le proposte che non rifiutano; le accettazioni sono differite nel tempo. Nel mentre, gli agenti che sono stati rifiutati avanzano nuove proposte, ciò dà luogo a nuovi rifiuti, finché non esistono più agenti che vogliono avanzare proposte. A questo punto tutte le proposte che non sono state rifiutate ma che non sono ancora state accettate danno luogo a degli scambi effettivi.
In un articolo del 1991 sull'Economic Journal, Roth aveva presentato una serie di risultati empirici ottenuti ridefinendo l'algoritmo in un contesto strategico (di teoria dei giochi) valutandone l'effettiva portato attraverso diversi esperimenti effettuati in laboratorio.
L'algoritmo è stato effettivamente utilizzato nei procedimenti di ammissione alle scuole superiori della città di New York e a Boston: la procedura di ammissione prevede delle clearing houses che funzionano secondo l'algoritmo su illustrato adattato ai bisogni locali. Tuttavia già negli anni Cinquanta una struttura istituzionale simile era stata applicata nel mercato del lavoro dei medici limitatamente al primo impiego.
Roth e Shapleysono senza dubbio dei raffinati ingegneri istituzionali attenti soprattutto alle compatibilità che devono emergere dall'interazione tra attitudini cognitive degli agenti economici e regole procedurali disegnate sui mercati. Sono testimonianza di ciò che oggi l'economics vuole essere: una sorta di scienza universale capace di ridurre ogni comportamento individuale e sociale a problema allocativo. In questo scenario dominano i tecnici. Le applicazioni sul mercato del lavoro del deferred-acceptance algorithm ben si sposano con l'idea che la contrattazione collettiva sia una struttura istituzionale da superare per aspirare ad una stabilità che si fonda su scambi individuali. I lavoratori non sono concepiti come forza lavoro, e tutta l'architettura istituzionale sorretta dai teoremi e dagli esperimenti mira - a ben vedere - a non far emergere una classe, ma un insieme di agenti per l'appunto riducibili ad una scala di preferenze. Eppure - come scriveva Luigi Einaudi - sul mercato si soddisfano domande, non bisogni. L'idea che un algoritmo possa liberare gli uomini dalle costrizioni provenienti dai propri bisogni è quindi non solo inquietante, ma illusoria, rappresenta una rappresentazione della realtà che è falsa. Può tuttavia avere un carattere performativo, laddove non sia respinta con forza da quegli stessi lavoratori ai quali verrà presentata come ricetta tecnicamente ineccepibile e foriera di risultati concreti. Tuttavia occorrerebbe riflettere sul fatto che l'economia sperimentale, ambito di ricerca molto affascinante (e molto costoso da praticare, pertanto domino quasi esclusivo delle università americane), può ottenere risultati empirici significativi che sono dipendenti dalle condizioni in cui l'esperimento viene effettuato. La società non è replicabile in laboratorio, men che meno il rapporto capitalistico su cui nella nostra società si basa il mercato del lavoro.
Queste considerazioni corrono il rischio di risultare meramente polemiche se lette da tanti colleghi che con grande impegno e buona fede cercano di rendere più realistica la teoria economica introducendo nei modelli e nell'analisi empirica aspetti istituzionali, sociali e cognitivi sinora trascurati. Occorre però guardare alla realtà. Siamo di fronte ad un tasso di disoccupazione che - contando gli scoraggiati - secondo la Banca Centrale Europea sarebbe al 12,5%, ben quattro punti percentuali superiori rispetto alle stime ufficiali. Gli scoraggiati passano da 1.287.000 nel 2007, a 1.664.000 nel secondo trimestre dell'anno in corso. I senza tetto in Italia sono in crescita: al momento se ne contano circa 50.000. Si registra inoltre un incremento dei suicidi in Italia nelle fasce di età e di genere più colpite dalla precarietà e dalla disoccupazione (12% del 2007 al 13,4% del 2009 ogni 100.000 tra i maschi di età compresa fra i 44 e i 64 anni, ultimi dati Istat).
Dinanzi a questo scenario siamo proprio certi che i problemi del mondo del lavoro possano essere affidati ad un algoritmo? La scienza economica ormai si rifiuta di riconoscere che il proprio oggetto è il sistema capitalistico di produzione. Ne consegue che le sue ricerche sono dominate dall'autoreferenzialità. L'Accademia delle Scienze Svedese certifica. Tecnicamente, quasi fosse l'applicazione di un algoritmo.
* docente presso
l' Università di Bergamo

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