POLITICA & SOCIETÀ

La manovra stanga gli statali

GOVERNO - La Cgil: -6.000 euro in cinque anni. Vendola attacca. Camusso: «Depressiva»
PATERNO FRANCESCO,

La stangata più grande, denuncia la Cgil, la prende il pubblico impiego. Conti in tasca, la legge di stabilità varata dal governo Monti la notte scorsa prevede che i dipendenti pubblici perderanno nel complesso tra il 2010 e il 2014 oltre 6.000 euro. Di fatto, la notte di palazzo Chigi ci ha regalato una legge di stabilità che continua a trovare risorse soltanto nella revisione della spesa pubblica con altri tagli pesanti, mentre le entrate previste dalla Tobin Tax (cui l'Italia si è faticosamente accodata) sono di là da venire. Di crescita neanche a parlarne, i diritti diventano un optional: il fondo per gli esodati, dopo la bocciatura della proposta Damiano (Pd) di ampliare la platea per mancanza di copertura, significa che il diritto di avere ciò che spetta non è più un diritto, ma dipenderà dalla risorse disponibili.
«Ci sono cose da aggiustare, chiederemo chiarimenti», commenta molle Pierluigi Bersani (Pd); «bisogna dare uno stop al governo Monti», dice Nichi Vendola (Sel), che suggerisce a Bersani di staccare la spina; «è una manovra depressiva», dice Susanna Camusso (Cgil). Bastonando pubblico impiego, sanità ed enti locali, nella notte è tornata in auge pure un punto di aumento Iva (invece che due), smentendo clamorosamente le parole del ministro dell'economia Vittorio Grilli. Che, alla vigilia, aveva annunciato la quadra con i 6,5 miliardi di euro trovati per evitare l'Iva e un ulteriore tracollo dei consumi dal prossimo 1 luglio 2013; invece, il tracollo di una situazione già disastrosa è confermato, come hanno gridato ieri tutte le associazioni di categoria e quelle dei consumatori.
Il più uno invece che il più due dell'Iva è stato comunque subito bilanciato dal governo intervenendo con una riduzione dell'Irpef, un gioco di prestigio che non riuscirà a chi ogni giorno deve mettere mano al portafoglio, ma in linea con i dettami dell'Europa. Nel disegno di legge è spuntata infatti una riduzione di un punto delle aliquote per chi dichiara meno reddito: dal 23 al 22% per i redditi fino a 15.000 lordi l'anno e dal 27 al 26% per quelli da 15.000 a 28.000. Peccato che, oltre all'aumento dell'Iva, il governo abbia spostato sugli enti locali l'aumento delle tasse, inevitabili dopo il taglio di 2,2 miliardi.«Servizi a rischio», ha denunciato il presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errrani; mentre è chiaro che chi risparmierà grosso modo 150 euro dall'Irpef, rischia di non ritrovarseli comunque in tasca per i consumi.
Gli statali avranno una ulteriore stangata. Con il blocco dei contratti deciso dal precedente governo Berlusconi e lo stop all'indennità di vacanza contrattuale previsto dal disegno di legge di stabilità di Monti, ha spiegato la Cgil funzione pubblica, i dipendenti pubblici perderanno una marea di soldi; a fine 2014, a causa del blocco del recupero dell'inflazione, perderanno 240 euro al mese di potere d'acquisto. «Negli anni la perdita cumulata in termini di calo del potere d'acquisto delle retribuzioni - dice Rossana Dettori a capo della Cgil Fpi - è in media superiore ai 6.000 euro per i lavoratori dei ministeri e superiore agli 8.000 per i lavoratori degli enti pubblici non economici». In sostanza, i dipendenti pubblici hanno i contratti scaduti a fine 2009 (l'indennità di vacanza contrattuale è stata erogata solo per il 2010) e con il ddl di stabilità non solo viene confermato il blocco delle retribuzioni fino a fine 2014 ma anche lo stop all'indennità di vacanza contrattuale per il 2013-14 e il mancato recupero per quello maturato nel 2011 e 2012. «Alla fine del 2014 - dice Dettori - mancheranno all'appello almeno 10 punti di potere d'acquisto». E il calo dell'Irpef? «E' meno di quello che si toglie ai dipendenti pubblici in termini di potere d'acquisto. Il vantaggio è prevalentemente per i lavoratori autonomi che godranno della riduzione dell'aliquota poiché dichiarano nella maggior parte dei casi redditi bassi». Alla stangata va poi aggiunta la stretta sui permessi della legge 104 per l'assistenza ai parenti disabili con il taglio al 50% della retribuzione nei giorni utilizzati nel caso il familiare che si assiste non sia il coniuge o il figlio. Un provvedimento che rischia di essere illegittimo: vale solo per il pubblico e non per il privato.

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