Dopo lo scandalo della regione Lazio, la magistratura mette a fuoco anche i conti dell'Assemblea regionale siciliana, la più ricca d'Italia. Affitti, caffè, macchine lussuose, portaborse, sono ben 67 i milioni di euro di soldi pubblici spesi nell'ultimo anno di legislatura - conclusa con le dimissioni di Raffaele Lombardo indagato per mafia - dai gruppi parlamentari. La procura di Palermo ha aperto un'inchiesta a carico di ignoti. A coordinarla è il pool di magistrati che si occupano dei reati contro la pubblica amministrazione, guidati dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Sergio Demontis e Maurizio Agnello. I magistrati hanno aperto il fascicolo 'modello 45' ossia quello previsto dal codice per gli atti non costituenti reato. Stanno cercando di vederci chiaro attraverso elementi e conti bancari dei gruppi parlamentari. Proprio questi conti bancari rappresentano un mistero, a causa del mancato obbligo di rendicontazione delle spese. Non è un'indagine facile, perché la Sicilia gode di un regime autonomistico che potrebbe restringere di molto l'ambito di intervento della magistratura. In questa prima fase, i pubblici ministeri stanno approfondendo anche questo aspetto giuridico, per capire gli spazi di manovra.
Intanto il candidato alla presidenza della regione sostenuto da Idv, Sel, Verdi e Federazione della Sinistra, Claudio Fava, sulla polemica dice: «L'inchiesta sull'opacità dei fondi riservati e sui criteri privatissimi di spesa (come per esempio, i contributi agli amici Salesiani di Catania...) conferma il tratto principale del governo Lombardo, la politica e la spesa regionale come fabbrica e mantenimento del consenso. Stupisce (ma fino a un certo punto) il silenzio di Crocetta, che di Lombardo e dell'appoggio del Pd al suo governo è stato tenace sponsor politico».