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Una professoressa al macero

La lettera
MARCIELLO ROSA,

Mi chiamo Rosa, fino a cinque anni fa ero una prof. di Lettere alle medie, laureata col massimo dei voti, 6 anni di gavetta in Sardegna, concorso e poi una sede stabile in un piccolo posto dove fare, con entusiasmo, il lavoro che m'ero scelta: perché io, nella scuola e nello scambio di saperi che l'insegnamento genera, ho sempre creduto. Tutto bene finché non inizio ad avere dei problemi di salute: il mio umore non è più stabile. La sola idea di presentarmi in classe mi atterrisce, sono larvale ed inizio ad assentarmi per periodi anche lunghi; credo davvero di impazzire, giorno dopo giorno, poi di colpo ritorna la parola, il buonumore e tutte le facoltà temporaneamente perse mentre inizio a parlare, lavorare e a fare tutto forsennatamente, dormendo pochissimo e sentendomi vicina alle vette. Diagnosi: disturbo bipolare, una patologia che si tiene a bada con farmaci e psicoterapia, ma dalla quale non si guarisce. Del resto ci sono precedenti illustri: Tolstoy, Malher, Munch, Churchill, Gassman, Virginia Woolf e persino Cossiga erano bipolari; in Italia siamo vicini al milione di diagnosticati. Tuttavia ciò mi impedisce di continuare con regolarità il mio lavoro e vengo giudicata non più idonea ad insegnare. Entro cosi a far parte di quel gruppo di docenti che, per svariate e gravi patologie, si occupano della gestione delle biblioteche scolastiche e di organizzare dei laboratori con gli alunni. Sempre docenti, ma che lavorano il doppio, 36 ore settimanali anziché 18 e un mese all'anno di ferie. Cambia il tipo di lavoro, ma è interessante ed ha un che di pioneristico poiché spesso le biblioteche scolastiche sono luoghi polverosi e tu, col tuo lavoro di catalogazione, di acquisizione di nuovi testi, percorsi tematici pensati per far avvicinare i giovani studenti ai libri, senti di fare qualcosa di utile. I ragazzi iniziano a cercarti e i colleghi a guardarti in modo meno pietoso e a collaborare. Ma con la scorsa «Finanziaria Tremonti» e poi nella Spending Review è stato scritto che non dobbiamo più esistere, siamo, uno spreco che lo Stato non può permettersi. Dobbiamo diventare degli impiegati, degli amministrativi, lavorare in segreteria, ruolo per cui noi ci sentiamo inadatti, ruolo per cui basterebbe il diploma di terza media o delle superiori, «rubando» il posto a chi sta facendo quel tipo di lavoro. Una triste guerra tra poveri. Non dobbiamo più tenere aperte le biblioteche (ma per quelle importanti e in rete, non poche, sono già pronti gli appalti a cooperative private) né lavorare con gli alunni. A chi può interessare una piccola biblioteca aperta agli alunni, in una scuola destinata a diventare una «azienda»? Un'azienda per la produzione di subcultura marchionnizzata, ovviamente. E i sindacati? Tutti - ad eccezione di Gilda e soprattutto dei Cobas che hanno organizzato una strenua resistenza, culminata con 12 giorni di sciopero della fame, sit-in e 6 convegni a Roma -, hanno firmato entrambi gli accordi con Miur e Mef salvo riapparire ora, come avvoltoi a caccia di voti e con dichiarazioni fuori tempo e del tutto prive di efficacia e credibilità. Tuttavia iniziamo ad avere visibilità, passaggi in televisione, Dacia Maraini ed altri hanno scritto di noi, stiamo uscendo dall'oscurità in cui eravamo relegati finora. E' molto evidente che quello che ci sta accadendo rientra in un disegno più grande: la demolizione della scuola pubblica, intesa come una scuola per tutti e di tutti. Pochi giorni fa, alla festa del Pd di Modena, Fioroni,lì con il ministro Profumo, puntualmente contestato dai miei colleghi, ha candidamente detto che noi inidonei impediamo l'accesso in ruolo ai precari, dimostrando di non sapere neppure di che cosa si stesse discutendo. La conclusione è quindi un po' amara: in quanto inidonei non dobbiamo solo combattere con le nostre patologie, ma con un nemico più subdolo e pericoloso: lo Stato che vuole annientarci, e che ci sta riuscendo. A meno che la protesta salga fino a farci diventare noi pure un «caso nazionale».
Rosa Marciello, docente inidonea

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