«La candidatura di Nello Musumeci come presidente della Regione Sicilia è di grandissimo interesse». Ieri mattina è stato il sindaco di Roma, Gianni Alemanno a dare una bella spinta al vicesegretario nazionale del partito di Francesco Storace, «La Destra», verso la candidatura alla presidenza della regione Sicilia. Le elezioni si svolgeranno il 28 e il 29 ottobre prossimi. Ma Alemanno ha anticipato solo di poche ore il via libera di Angelino Alfano. «Il Pdl - ha detto Alfano - è pronto a riunirsi immediatamente con chi vuol vincere questa nuova battaglia per il bene della Sicilia e dei siciliani. Nello Musumeci chiami a raccolta tutte le forze che hanno offerto disponibilità a sostenerlo. Dalla Sicilia può partire, ancora una volta, la riscossa per il futuro dell'Italia».
Perché nessuno dimentichi che è stato lui il più rapido, Alemanno lascia passare solo pochi minuti dalla dichiarazione di Alfano e subito chiede un incontro del Pdl con Musumeci «per creare un'intesa programmatica e politica adeguata ad un sfida così ambiziosa». A onor del vero nella Capitale i rapporti tra il sindaco e il partito di Storace sono pessimi, ma quel che conta più della speranza di recuperare qualcosa a Roma è il richiamo della foresta. L'operazione Musumeci porta il timbro degli ex An. Ancora qualche minuto e lo stesso Musumeci ringrazia Alfano e promette di impegnarsi per «un'ampia coalizione». Insomma, un minuetto. Con al centro questo bancario cattolico di Militello, provincia di Catania. Che ora marcia verso Palermo con dietro tutto il centrodestra, salvo ripensamenti dell'ultima ora.
Cinquantasettenne ex Msi, è molto popolare dalle sue parti grazie a una carica decennale (1993-2003) di presidente della provincia di Catania. Poltrona lasciata proprio a Raffaele Lombardo, il governatore uscente che non mancherà di sostenerlo. Piazzandosi così ai blocchi di partenza delle prossime regionali senza un vero avversario in campo. Anche Silvio Berlusconi conosce bene Musumeci, dopo che lo aveva scoperto quasi per caso nel 2005, durante un comizio catanese. «Ma dove ti avevano nascosto», disse quel giorno il cavaliere a Musumeci: il suo giudizio non è cambiato negli anni tanto che gli ha fatto spazio anche nel suo ultimo governo come sottosegretario al lavoro. Anzi, era stato il cavaliere un paio di settimane fa a lanciare per la regione il ticket Miccichè-Musumeci. All'epoca l'ex sottosegretario aveva smentito tutto. Ma alla fine il leader di Grande Sud Gianfranco Miccichè si è reso conto che la sua candidatura avrebbe provocato una rivoluzione nel Pdl, si è tirato indietro e ha lasciato campo libero a Musumeci. Parole di circostanza hanno accompagnato il bel gesto: «La Sicilia non ha più bisogno di veti o rancori ma di progetti seri e vincenti, fuori dagli schemi politici nazionali. È con questo spirito che ho chiesto a Nello di essere senza indugio il nostro candidato».
Mossa astuta da parte di Miccichè che così ha spiazzato i pidiellini siciliani accorpando numerose anime politiche del centro destra. Orgoglioso Storace: «Si parte con Nello, uno dei campioni de La Destra». Scontato anche l'appoggio di Adolfo Urso, l'ex viceministro all'economia, che per primo aveva puntato sul leader de La Destra siciliana. In una nota mostra gratitudine per Miccichè che «con coraggio e passione lancia la candidatura di Nello Musumeci che avevamo indicato, da tempo, come il migliore governatore possibile». Si aggiunge anche il Pid, partito nato da una scissione dell'Udc, con l'ex ministro dell'agricoltura Saverio Romano - fresco di assoluzione per concorso esterno in associazione mafiosa - convinto che la candidatura dell'ex missino «potrebbe ricondurre ad unità l'area delle forze popolari, liberali e riformiste in Sicilia». Fondamentale l'appoggio del «partito dei Siciliani» di Lombardo che da giorni si dice «in sintonia con Grande Sud». E con la convergenza del governatore uscente sarebbe completo il polo degli autonomisti.
Quanto al Pdl, il coordinatore siciliano Giuseppe Castiglione ha sempre sostenuto Musumeci, al quale semmai avrebbe volentieri affiancato una figura più popolare a Palermo, come il rettore Roberto Lagalla. Intanto nelle prime parole da designato in pectore, Musumeci non si è dimenticato di omaggiare chi gli ha lasciato spazio. «Dedicherò le prossime ore - promette - a verificare le auspicate convergenze su una proposta che, come rimarcato anche da Gianfranco Miccichè, deve essere innovativa, perché nata in Sicilia, senza egoismi di parte, aperta a quanti vogliano condividerla, alternativa alle sinistre e pronta a declinare l'autonomia regionale come impegno e responsabilità nell'azione di governo».