POLITICA & SOCIETÀ

La discarica di Bellolampo infiamma la città

PALERMO
ZOPPI MAURIZIO,PALERMO

A Palermo è allarme roghi, l'aria è densa, brucia l'immondizia, anzi l'intera discarica di Bellolampo. La situazione sul fronte dei rifiuti nel capoluogo siciliano si fa sempre più difficile a causa dell'incendio doloso che da nove giorni infiamma la quinta vasca della discarica, e che ha comportato l'impossibilità della raccolta per le strade.
La Procura di Palermo ha aperto un'indagine sull'incendio che sta mettendo in pericolo la salute dei cittadini. Solo ieri i vigili del fuoco sono riusciti a domare il rogo. Nella vasca sono stati trovati due focolai dai quali le fiamme si sono propagate. Ad agire sul posto oltre ai canadair anche camion e autobotti, ma anche le ruspe che gettano terra sui rifiuti ancora in fiamme. Pochi giorni fa - forse un po' tardivamente - il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha emesso un'ordinanza sanitaria che prevede una serie di divieti e monitoraggi per scongiurare il rischio diossina. E mentre Bellolampo continua a bruciare, tra Amia e Comune è già scontro aperto. «Palazzo delle Aquile - ha detto Leoluca Orlando - non ha alcuna responsabilità. La discarica è gestita dall'Amia che è commissariata ormai da molti mesi». Qualche giorno fa il sindaco ha inviato una lettera a Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico, segnalandogli «la gravissima situazione» dell'azienda, gestita da tre commissari straordinari nominati dal ministero: Paolo Lupi, Sebastiano Sorbello e Francesco Foti. Ieri il sindaco ha effettuato un sopraluogo nella discarica e si è tenuto un tavolo tecnico alla Regione Sicilia per far fronte all'emergenza. «Il sopralluogo nel quale mi sono state evidenziate le anomalie del percorso delle fiamme - ha detto Orlando - e la molteplicità dei fuochi, mi fanno pensare come attorno al ciclo dei rifiuti in generale e attorno all'Amia, in particolare, possano esserci interessi criminali volti a mettere in difficoltà la cittadinanza e a produrre sprechi tipici di una economia di emergenza».
Orlando però ha rassicurato i cittadini: «l'incendio è stato quasi domato». I dati forniti dall'Arpa confermano che i livelli di diossina presenti nell'aria a Palermo, sarebbero bassi. Ma nella nota l'agenzia specifica anche che «per quanto riguarda le diossine, si tratta di analisi complesse che richiedono diversi giorni di esecuzione». Quindi per ora non c'è ancora alcun dato certo e ufficiale che possa tranuillizzare del tutto i cittadini palermitani. In questa situazione di emergenza, inoltre, ieri in un vertice in Procura - alla presenza del procuratore aggiunto di Palermo Ignazio de Francisci e del pm Geri Ferrara - i responsabili dell'Arpa stranamente non hanno chiarito chi, fra i tecnici dell'Arpa e quelli dell'Asp (Azienda sanitaria provinciale), sia competente a monitorare l'aria di Palermo.
Oggi sarà il governo Monti a discutere del problema, ma i palermitani temono che si stia minimizzando.
E mentre i cittadini spazzano la cenere che cade sulla città come fiocchi di neve, la Cgil si dice preoccupata dal possibile intervento dei privati nel ciclo dei rifiuti, a causa delle infiltrazioni mafiose. «Con l'incendio doloso di Bellolampo - dice Riccaro Acquado, coordinatore provinciale della Fp Cgil - è pubblicamente partita l'operazione mafiosa per far fallire l'Amia e svenderla ad un gruppo privato di probabili carissimi amici della politica siciliana».

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