POLITICA & SOCIETÀ

I nove omicidi del gruppo clandestino nazionalsocialista

SEQUENZA DI SANGUE Tra il 2000 e il 2006
AMBROSINO GUIDO

Tre giovani neonazisti, due uomini e una donna, si erano dati alla macchia nel 1998 per sottrarsi alla cattura, dopo che la polizia aveva trovato in un loro garage a Jena, in Turingia, quattro pezzi di tubo riempiti di tritolo. Uwe Mundlos, Uwe Bönhardt e Beate Zschäpe, aiutati da diversi camerati, decisero di agire come Nationalsozialistischer Untergrund (Nsu), gruppo clandestino nazionalsocialista, senza però rivendicare le proprie gesta.
Tra il 2000 e il 2006 hanno ucciso nove piccoli esercenti di botteghe commerciali o artigianali, immigrati o figli di immigrati, usando sempre la stessa arma, una Ceska 83. Hanno pure piazzato due bombe. La prima, in un negozio di alimentari a Colonia, ha ferito la figlia dell'esercente iraniano. L'altra, sempre a Colonia, deposta in un quartiere turco e ripiena di chiodi, ferì 22 passanti. Nel 2007 i tre uccisero una donna poliziotto: un decimo omicidio anomalo rispetto alla serie precedente. In seguito continuarono a rapinare banche. Gli vengono attribuite 14 rapine. L'ultima, il 4 novembre 2011 a Eisenach, in Turingia, è andata male: la polizia ha trovato i cadaveri del 38enne Mundlos e del 34enne Böhnardt all'interno di un furgone da campeggio, con molte armi, anche la pistola di servizio della poliziotta uccisa nel 2007. Vistosi circondato dagli agenti, Mundlos, prima di suicidarsi, ha ucciso con un colpo a bruciapelo Böhnhard.
Lo stesso giorno Beate Zschäpe ha fatto saltare una bomba nella casa che divideva con i due a Zwickau, in Sassonia, nel tentativo di distruggere prove. Tuttavia è stata ugualmente trovata la pistola cecoslovacca dei nove omicidi contro gli immigrati. Zschäpe, prima di consegnarsi alla polizia l'8 novembre, aveva spedito in giro dei video, predisposti a futura memoria per rivendicare gli omicidi commessi dal gruppo, attribuendoli alla Nsu. Per anni la polizia aveva straparlato di vendette della «mafia turca». Queste le vittime:
Enver Simsek, grossista di fiori, ucciso il 9 settembre 2000 a Norimberga a 38 anni. Ha lasciato la moglie e due figli. Comprava fiori in Olanda e li rivendeva a dettaglianti. Aveva anche un suo banco di vendita, affidato a un commesso, ma quel giorno Simsek lo sostituiva. La polizia ha pensato che potesse aver portato dall'Olanda anche droga. Ha poi sospettato la vedova e il cognato di una vendetta familiare.
Abdurrahim Özüdogru, 49 anni, una figlia. Operaio turnista alla Siemens, arrotondava il salario in una sartoria a Norimberga. Lì lo hanno ucciso con due colpi alla testa il 13 giugno 2001.
Süleyman Tasköprü, 31 anni, ucciso il 27 giugno 2001 a Amburgo nel negozio di frutta e verdura del padre. Quando è morto, sua figlia aveva tre anni. Sebbene non avesse precedenti penali, la polizia battè la pista di una vendetta della «criminalità organizzata».
Habil Kilic, 38 anni, ucciso in una frutteria a Monaco il 29 agosto 2001. Aveva aperto il negozio pochi mesi prima, insieme alla moglie. La coppia aveva una figlia. La polizia continuò a fantasticare di criminalità organizzata.
Mehmet Turgut, 25 anni, ucciso il 25 febbraio 2004 a Rostock, in una rosticceria. Appena arrivato dalla Turchia, non aveva il permesso di soggiorno. Si trovava per caso nel negozio, per sostituire un amico.
Ismail Yasar, 50 anni, proprietario di una döneria, ucciso il 5 giugno 2005 a Norimberga da cinque pallottole alla testa e al cuore. La polizia federale sostenne che lui e le altre vittime «potrebbero aver avuto contatti con trafficanti di droga turchi in Olanda».
Theodoros Boulgarides, 41 anni, coproprietario di un negozio di chiavi e serrature a Monaco, ucciso il 15 giugno 2005. Ha lasciato la moglie e due figli. Sebbene fosse greco, un giornale locale titolò: «La mafia turca colpisce ancora».
Mehmet Kubasik, 39 anni, proprietario di una rivendita di sigarette e giornali a Dortmund, ucciso il 4 aprile 2006. Padre di tre figli, aveva la cittadinanza tedesca.
Halit Yozgat, 21 anni, ucciso il 6 aprile 2006 in un internet-caffè a Kassel di sua proprietà. Anche lui cittadino tedesco di origine turca. Si preparava all'esame di maturità in una scuola serale.
Michèle Kiesewetter, 22 anni, agente di polizia, uccisa il 25 aprile 2006 a Heilbronn, originaria dalla Turingia come gli assassini. Perché sia finita nel loro mirino, è un mistero. g. a.

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