EUROPA

Ma quale sconfitta

BUNDESTAG
AMBROSINO GUIDO,BERLINO

Sconfitta? Quale sconfitta? Dalla tribuna del Bundestag la cancelliera difende la sua linea di condotta a Bruxelles: l'intesa raggiunta con Spagna e Italia coniuga «solidità» e «solidarietà», all'interno di uno schema dove «misure di sostegno verranno concesse solo in cambio di precisi impegni».
Si ammorbisdiscono le condizioni a cui le banche spagnole potranno avere aiuti da Efsf e Esm? Sì, ma solo dopo che ci si sarà accordati, alle nostre condizioni, su una sorveglianza comune per le banche europee. I fondi salvastati potranno, magari tramite la Banca centrale europea, comprare titoli italiani per sostenerne il corso? Sì, ma solo se l'Italia rispetterà i corridoi di rientro dal deficit imposti dal Fiskalpakt. La disciplina fiscale sarà strettamente controllata, e a Berlino sia il governo che il parlamento potrebbero di volta in volta bloccare con i loro veti interventi dei fondi salvastati sui mercati.
È già battaglia interpretativa sulla pagina e mezzo del comunicato di Bruxelles. Sui dettagli torneranno il 9 luglio i ministri delle finanze dell'eurogruppo. Nel pomeriggio di ieri, in una conferenza stampa nella capitale belga, Merkel ha insistito sulle due leve che le restano: il negoziato sulla supervisione per le banche, e la mancanza di automatismi negli interventi dei fondi salvastati. Rientrata di corsa a Berlino per intervenire al Bundestag, non insiste sulle trappole tecniche. Riduce il messaggio al nocciolo: «Non si concede nulla senza contropartite. Nessuna condivisione delle responsabilità sui debiti, senza controlli».
Questa del controllo sembra un'ossessione, come se Angela fosse rimasta prigioniera delle formulette imparate da ragazza, quando indossava la camicia azzurra della Fdj, alle lezioni di marxismo-leninismo: «Fidarsi è bene. Controllare è meglio».
La seduta parlamentare è cominciata alle 17.30, con mezz'ora di ritardo. La corte costituzionale ha raccomandato al governo di informare «tempestivamente» e «esaustivamente» il Bundestag sui negoziati europei. Così la cancelliera, che aveva già dovuto rendere una dichiarazione mercoledì, prima di partire lancia in resta per Bruxelles («Mai condivisione del debito»), è tornata a riferire sui risultati, anche perché subito dopo il Bundestag avrebbe dovuto votare sia il patto fiscale, sia il trattato istitutivo del meccanismo europeo di stabilità (Esm).
I deputati erano ovviamente curiosi di sapere come, in corso d'opera, il fondo Esm si stia accingendo a cambiare le sue regole. E se il patto che obbliga i paesi europei al pareggio di bilancio potrà essere «controbilanciato» dal «patto per la crescita, pur esso varato ieri a Bruxelles, con un volume (virtuale) di circa 120 miliardi di euro spalmati su diversi anni. La votazione al Bundestag si chiuderà dopo le 21. E poi, con un altro voto notturno al galoppo toccherà al Bundesrat, la camera dei Länder. Si punta su maggioranze dei due terzi, come prescritto dall'articolo 23 della costituzione per le norme fondamentali dell'ordinamento europeo.
I deputati hanno fretta. Sabato cominciano le ferie parlamentari, le valigie per le vacanze sono già pronte.
L'ultima parola, su Fiskalpakt e Esm, spetterà alla corte costituzionale. Nella notte, appena anche il Bundesrat avrà detto la sua, partiranno alla volta di Karlsruhe diversi ricorsi: dei socialisti delle Linke, che ritengono soprattutto demenziale l'obbligo di pareggiare il bilancio; di un movimento civico che lamenta il deficit di legittimazione democratica, del cristiano-sociale Gauweiler, deciso a impugnare l'Esm per difendere gli interessi dei contribuenti tedeschi.
In attesa dell'esame, il presidente della repubblica Gauck non firmerà le leggi di ratifica. Resta così sospesa, fino a data imprecisata, l'entrata in funzione dell'Esm, che potrà cominciare a lavorare solo quando sarà assicurato il 90 per cento del capitale previsto. Senza la quota tedesca, nulla da fare.
L'opposizione socialdemocratica aveva fatto dipendere il suo assenso al Fiskalpakt dall'approvazione del «patto per la crescita». Questa circostanza ha consentito a Mario Monti di mettere alle strette Merkel, annunciando che, se prima non ci si occupava del sostegno ai titoli di stato, non avrebbe sottoscritto il capitolo sulla «crescita». Se Merkel non avesse portato a Berlino il pacchetto da 120 miliardi, il voto al Bundestag sul Fiskalpakt sarebbe saltato, con tanto di rinvio delle ferie sue e dei parlamentari.
Nel dibattito di ieri, il presidente della Spd, Sigmar Gabriel, si è divertito a sfottere. Secondo lui le nuove aperture sugli aiuti alle banche e sul sostegno ai titoli di stato sono già una «condivisione dei debiti». A dispetto dei proclami contro gli eurobond, «ecco che arrivano i Merkelbond, sebbene - grazie a Dio - la cancelliera continui a godere di ottima salute». L'allusione è a quanto Merkel avrebbe detto martedì scorso a una riunione del gruppo liberale: «Niente eurobond, finché vivrò».

Supporta il manifesto e l'informazione indipendente

Il manifesto, nato come rivista nel 1969, è sinonimo di testata libera, indipendente e tagliente.
Logo archivio storico del manifesto
L'archivio storico del manifesto è un progetto del manifesto pubblicato gratis su Internet e aperto a tutti.
Vai al manifesto.it