EUROPA

Schäuble pensa al referendum

BERLINO - Si profila una crisi costituzionale sugli obblighi comunitari di rigore. Il ministro delle finanze lancia la sfida
AMBROSINO GUIDO,BERLINO

Moneta comune, e gelosa salvaguardia delle prerogative degli stati nazionali, non vanno insieme. Nel fuoco dell'eurocrisi la contraddizione appare evidente. E in Germania si profila una crisi costituzionale perché molti pensano che obblighi comunitari di rigore sulla spesa, come quelli previsti dal Fiskalpakt, o indirette assunzioni di rischi finanziari per i debiti altrui col Meccanismo europeo di stabilità (Esm) - senza controllo parlamentare perché l'assemblea di Strasburgo poco conta - siano incompatibili col Grundgesetz, la legge fondamentale della Repubblica federale tedesca.
Il ministro delle finanze Wolfgang Schäuble (Cdu), che è un giurista, se ne rende conto, e lancia l'ipotesi di un referendum in Germania per legittimare un salto di qualità federalista nella costruzione europoea, che lui auspica, ma che ritiene impraticabile con l'attuale Grundgesetz. In un'intervista pubblicata ieri dal settimanale Der Spiegel, che gli chiede quando il punto limite sarà raggiunto e i cittadini dovranno essere consultati su un ulteriore passaggio di competenze a Bruxelles, Schäuble risponde: «Non so quando, non lo sa nessuno. Ma credo che il momento verrà prima di quanto io stesso avrei pensato solo qualche mese fa». E ancora: «Qualche mese fa, se mi avessero chiesto se ci saremmo arrivati in cinque anni, avrei risposto 'mai e poi mai'. Adesso non ne sarei più così sicuro».
Fa subito eco a Schäuble il suo immediato predecessore al ministero federale delle finanze, il socialdemocrtico Peer Steinbrück. Anche lui pensa che, «nei prossimi due anni», converrà tenere un referendum sull'Europa in Germania. «Chi ha ascoltato attentamente i nostri giudici costituzionali (che sono ripetutamente intervenuti sulle questioni europee) sa che non ci sono altre vie», ha detto Steinbrück alla Stuttgarter Zeitung. Il ministro-presidente bavarese Horst Seehöfer, cristiano-sociale, aveva spezzato per primo una lancia a favore di un referendum già una settimana fa: «Se dovesse aumentare la dimensione degli impegni finanziari della Germania, dovremmo chiedere ai nostri cittadini cosa ne pensano».
In queste dichiarazioni si sovrappongono, con dosaggi diversi, diverse preoccupazioni. Per un verso si vuole reagire al crescente scetticismo della «gente», che si chiede se convenga mettere sempre nuovi euro in un pozzo che appare senza fondo, che si tratti di Grecia, di Spagna, o ora di Cipro. Si vorrà forse anche mandare un avvertimento ai partner del Sudeuropa, Mario Monti in testa, che mettono sempre più in croce la Germania con richieste di sostegno sul mercato dei titoli del debito pubblico: Attenti, che se chiediamo ai tedeschi vi mandano tutti a quel paese.
Ma nei discorsi di Schäuble e Steinbrück c'è anche una componente di captatio benevolentiae nei confronti dei giudici costituzionali di Karlsruhe: «Abbiamo recepito il vostro grido di dolore, metteremo un rimedio alle aporie e alle contraddizioni che voi segnalate. Ma adesso per favore siate buoni, e non mandateci all'aria tutto il baracchino del Fiskalpakt e del fondo Esm», questo il messaggio cifrato.
Il governo è riuscito a concordare, con l'opposizione e con le regioni, l'approvazione dei due trattati sia al Bundestag che al Bundesrat, in calendario in entrambe le camere venerdì prossimo. Si punta a una maggioranza dei due terzi, cautela supplementare per rassicurare la corte di Karlsruhe. Ma i giudici, incalzati dai ricorsi annunciati dalla Linke e anche dall'associazione «Più democrazia», hanno chiesto al presidente della repubblica di non ratificarla, per consentire un primo esame «urgente», che potrebbe richiedere due-tre settimane. Joachim Gauck non firmerà, e la politica andrà in vacanza con questo cantiere aperto.
Passi per i soliti rompiscatole della Linke: se fossero solo loro a agitarsi, Schäuble farebbe spallucce. Suscita maggiore imbarazzo l'associazione «Più democrazia», che da anni si batte per ampliare gli strumenti di controllo civico sulla politica. Questo ricorso, appoggiato da diecimila firmatari, sarà scritto a quattro mani dal docente di diritto pubblico Christoph Degenhardt e dalla socialdemocratica Herta Däubler-Gmelin, già ministro della giustizia con Schröder dal 1998 al 2002, deputata Spd al Bundestag fino al 2009.

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