I media fanno politica anche quando parlano di calcio. I reportage alla vigilia della partita tra Germania e Grecia allo stadio di Danzica, nel quarto di finale degli europei, avrebbe richiesto una overdose di diplomazia: esplosiva la carica simbolica della gara tra due squadre che, in piena eurocrisi, stanno l'una per il Davide ellenico vendicatore di umiliati e oppressi, l'altra per il teutonico gigante Golia, che domina con la mazza del rigore. E invece i cronisti sportivi sono pure peggio di calciatore e tecnici, quanto a sguaiate metafore militaristiche. Metafore che affliggono il calcio di tutto il mondo: su questo terreno i tedeschi si sono perfettamente adeguati alla media.
L'allenatore Joachim Low aveva detto una mezza banalità: «Cercheremo di andare presto in vantaggio all'inizio della partita, per non rischiare altrimenti di logorarci contro la solida difesa greca». Spiegel online ne fa un nuovo «principio tattico», il Prinzip Blitzführung. Nel contesto sportivo, Führung significa vantaggio. Anche in Italia si dice che una squadra «conduce», per esempio per 2 a 1. Ma questo voler fulmineamente conseguire il dominio sul campo riecheggia fatalmente, in tedesco, il Blitzkrieg, la guerra lampo di fatale memoria.
Low medesimo, a furia di leggere cronache sportive, ne ha perfettamente assorbito il linguaggio bellicista, e dice testualmente: «Abbiamo bisogno dell'istinto del killer» (Killeristinkt), per rendere più pepata la ovvia raccomandazione a cogliere con prontezza il momento giusto per mettere la palla a rete. Il manager della squadra Oliver Bierhoff rincara la dose: «Non dobbiamo nemmeno lasciarli respirare (i greci)». Ovvero: non dobbiamo lasciargli spazio per sviluppare il loro gioco.
Il vicecapitano Schweinsteiger fa il patriota: «Possiamo far fuori (ausschalten) questo avversario (...). Io voglio vincere per 82 milioni di tedeschi». Chissà che ne penseranno, in una squadra sempre più meticcia, i compagni Mario Gomez (padre spagnolo), Jerome Boateng (padre ghanese), Sami Khedira (padre tunisino), o Lukas Podolski, nato in Polonia?
L'agenzia dpa irride il «calcio preistorico» giocato dagli avversari, dimenticando che dal 2001 al 2010 la nazionale greca è stata guidata da Otto Rehagel, forse il più innovatore tra gli allenatori tedeschi con il suo Werder Bremen. Con Rehagel, nel 2004, la Grecia vinse il campionato europeo.
In mezzo a questo mare di imbecillità c'è almeno il caposervizio della cultura della Frankfurter Allgemeine Zeitung, il franco-tedesco saarlandese Nils Minkmar, che si sfoga con su twitter: «Se la Germania perde, tutta l'Europa esulterà. Peccato che si sia arrivati a questo punto». A lui dobbiamo l'idea di piazzare in prima pagina sulla Faz di ieri un fotogramma tratto da una partita burla tra Germania e Grecia, messa in scena nel 1972 dai Monty Python (il filmato, irresistibile, si trova su youtube). In campo Hegel e Kant, contro Platone e Aristotele. Marx entra al secondo tempo, al posto di Wittgenstein. Vince la Grecia 1-0, con gol di testa di Socrate. Con la squadra greca gioca un certo Sokratis, difensore nel Werder Bremen. Oggi sapremo se la previsione dei Monty Python sarà stata di buon auspicio.