In Germania governo e opposizione si sono accordati sulla ratifica parlamentare del Fiskalpakt e del fondo salvastati Esm, che però non potrà cominciare a funzionare, come previsto, dal primo luglio, perché il presidente della repubblica Joachim Gauck non firmerà la legge di ratifica, fino a quando la corte costituzionale federale non avrà terminato l'esame di un decreto sospensivo d'urgenza, preannunciato dai socialisti della Linke.
La partita sull'architettura dell'Unione europea si complica, con la scesa in campo della corte di Karlsruhe, mentre il ministro delle finanze Schäuble, alla vigilia dell'incontro a quattro con Merkel, Hollande e il capo del governo spagnolo Rajoy, respinge al mittente la proposta di Monti di concertare tra Banca centrale europea e fondo Efsf un programma di acquisto di titoli di stato spagnoli e italiani, per sostenerne i corsi.
Anche lo spazio di manovra del presidente francese François Hollande, che in campagna elettorale si era impegnato a «rinegoziare» il Fiskalpakt, e punta a uscire dal tunnel unilaterale della disciplina di bilancio al prossimo vertice europeo del 28 giugno, si è drasticamente ridotto con l'intesa raggiunta ieri tra la cancelliera Merkel e il presidente della Spd Gabriel.
Prezzo abbassato
I socialdemocratici tedeschi hanno abbassato il prezzo per l'accettazione di quel cadaverico patto di rigore, del resto ideologicamente in linea con la norma frenadebiti voluta nel 2009 anche da loro nella costituzione tedesca. La sola contropartita è la promessa di Merkel di lavorare a un'imposta europea sulle transazioni finanziarie (in formato ridotto) e a un modesto «patto per la crescita», con pochissimi soldi freschi che certo non potranno controbilanciare gli effetti recessivi della forzata riduzione dei deficit statali imposta da Berlino.
Il patto europeo per il rigore - i tedeschi lo chiamano Fiskalpakt, gli inglesi fiscal compact - impone ai paesi aderenti di obbligarsi al pareggio di bilancio, con norme di rango costituzionale. L'opposizione lo voterà il 29 giugno al Bundestag, insieme al meccanismo di stabilità europeo Esm, il fondo che prenderà il posto dell'Efsf.
La retorica della crescita
La trovata retorica di ribattezzare «patto per la crescita» fondi già previsti nei programmi di spesa europei - a questo esito sembra destinato il vertice europeo del 28, sulla falsariga di quanto concordato tra Cdu e Spd - non arresterà il rincaro del ricorso al credito per stati sotto il tiro dei mercati, come Spagna e Italia. I socialdemocratici tedeschi, che pure in passato parlavano anche loro di eurobond, ci hanno rinunciato. In un documento sulla politica europea della Spd, approvato il 16 giugno da una conferenza con 200 delegati (il Parteikonvent, massimo organo deliberativo tra i congressi) la parola eurobond non compare più.
Il tentativo non decolla
Mario Monti cerca di riaprire la porta a interventi di sostegno a Bot e Bonos, come quelli praticati in passato dalla Banca centrale europea, e poi sospesi anche per la ferma opposizione della Bundesbank. Secondo i resoconti della stampa iternazionale, Monti avrebbe proposto che l' Efsf, o poi l'Esm, acquistassero in proprio obbligazioni degli stati in difficoltà, cosa che questi fondi però potrebbero fare solo per paesi che accettino programmi di riduzione del debito sotto il controllo della troika, composta da Fondo monetario internazione, commissione europea e Bce. Ieri l'edizione tedesca del Financial Times, citando «autorevoli fonti dell'eurozona», spiega che in realtà, secondo Monti, i titoli dovrebbe comprarli la Bce. Mentre i fondi salvastati si limiterebbero a limitare i rischi per la Bce, offrendo almeno in parte garanzie in caso di deprezzamento dei titoli acquistati.
Le medesime «autorevoli fonti» spiegavano che si trattava di un tentativo dell'Italia «di prendere soldi, senza dover accettare come contropartita un programma di riequilibrio». Tentativo dunque destinato «non decollare».
Nel pomeriggio è arrivata la drastica bocciatura del ministro delle finanze democristiano Wolfgang Schäuble. Il ministro, al margine di un incontro dei ministri delle finanze in Lussemburgo, ha ricordato che sono già state concordate le modalità degli interventi dell'Efsf sul mercato delle obbligazioni: «Proprio non serve lanciare in pubblico sempre nuove proposte, come se non avessimo già da tempo adottato precisi regolamenti».
La Corte e la Linke
La corte costituzionale, avendo appreso che la Linke avrebbe chiesto non solo di valutare nel merito la costituzionalità del Fiskalpakt e del fondo Esm - esame che richiederà necessariamente qualche mese - ma anche misure sospensive d'urgenza - si è rivolta al presidente della repubblica, per chiedergli di non firmare subito. Nel giro di qualche settimana, forse anche di qualche giorno, la corte dovrà valutare il danno che potrebbe venire da un'immediata esecutività del trattato nel caso che poi esso dovesse essere abrogato per incostituzionalità. Joachim Gauck ha reagito a stretto giro di posta: «Il presidente intende rispondere positivamente alla richiesta della corte costituzionale, in conformità con la prassi cooperazione tra gli organi dello stato».
I giudici costituzionali, che solo due giorni fa sono intervenuti per rafforzare il diritto dei parlamentari a essere informati per tempo sui negoziati intergovernativi europei, tengono alla sovranità del Bundestag sulle leggi di bilancio, e non possono prendere sottogamba le critiche di chi, anche a destra, vede nel Fiskalpakt un'indebita sottomissione al controllo della commissione di Bruxelles. O, come sostengono i socialisti, una piena rinuncia alla libertà di decidere quanto spendere, accettando gabbie automatiche, che però in Germania democristiani e socialdemocratici hanno già introdotto in costituzione nel 2009, con la norma frenadebiti (Schuldenbremse) presa poi a modello da Merkel per il Fiskalpakt.
La partita di Danzica
Mercoledì prossimo il governo approverà una sua proposta di «patto per la crescita». A quanto si capisce, gli unici soldi nuovi saranno dieci miliardi di euro per una ricapitalizzaziuone della Banca europea per gli investimenti. Venerdì la cancelliera Merkel non potrà fermarsi troppo a lungo a Roma. Parterà nel pomeriggio alla volta di Danzica per assistere alla partita Germania-Grecia. L'Europa resta «nel pallone».