VISIONI

La bellezza della Diva catturata dietro al sorriso

IN MOSTRA - Chiara Samugheo, «Fuori dal set»
ANGELERI FRANCESCA,TORINO

La ragazzina ci prova, a fare la comunione. I sottili capelli biondi sfuggono al sud che impera intorno a lei. Verrà allontanata, sgridata. Ci si deve confessare. Prima. Confessare...per cosa? Le sarà balenato questo interrogativo anche negli anni successivi quando, poco più che adolescente e bellissima (come ancora oggi), veniva ossessionata dalla prospettiva del matrimonio. «Allora, se eri donna, per esistere, ti dovevi sposare! E io non ne volevo proprio sapere!» Si chiamava ancora Chiara Paparella, quando decise, in barba ai preti e alle confessioni, di scappare verso la salvezza. Verso Roma, dagli zii. Le vicissitudini che portarono la giovane Paparella a divenire quel tassello fondamentale della fotografia italiana che è Chiara Samugheo, sono molteplici e avventurose. Come lei. L'incontro con uno dei suoi maestri e compagno di vita, Pasquale Prunas, è sicuramente uno dei più importanti. Fu lui a trovarle il nome d'arte, inventore de Le Ore, grafico talentuoso e brillante intellettuale, la introdusse nel mondo del fotogiornalismo. Chiara parte dalla realtà di allora. E la ricercherà sempre, anche sotto il trucco dorato e ammiccante del cinema.
Erano tempi duri «ma anche lieti» quelli del dopoguerra in cui si muove Samugheo alla ricerca del suo destino, «diciamo che era un tempo in cui ci si poteva illudere»... Dapprima si cimenta con vari reportage sociali: le zingare detenute, i baraccati di Napoli, le tarantolate in Salento. Poi, quasi per caso, come inviata della rivista Cinema Nuovo al Festival di Venezia del 1955, le si spalanca un mondo completamente nuovo. Da lì, comincia la sua ricerca della Diva. Allora, come oggi, l'editoria era avida di possedere la nascita, la crescita e il declino della Donna del cinema. Copertine e servizi erano incentrati su quell'oggetto del desiderio.
Lo fece bene Chiara, benissimo. Foto meravigliose e cariche di vita vera dietro allo scatto comandato. Magie che sono oggi in mostra alla Mole Antonelliana in una retrospettiva curata da Mauro Raffini. Lo fece con così tanto garbo che La Diva è di fianco a lei. Claudia Cardinale, bella e con la verve intatta, segnata da un tempo che non conosce timori: «sono contraria al lifting, bisogna accettare il tempo che passa. Io mi considero una privilegiata perché continuo a lavorare». Parla di lei e con lei. «La fortuna è incontrare fotografe come Chiara che interpretano al meglio il fascino che hai dentro e che trasmettono emozioni».
La locandina della mostra «Fuori dal set» vede il sorriso malizioso di una Cardinale seduta in giardino coperta da un telo di spugna rosa, capelli raccolti e trucco leggero. Stupenda. I no che hanno detto nella vita le accomunano e ne condividono il divertimento: «Tutti mi chiedevano di fare il cinema- racconta Cardinale- e rispondevo sempre di no. Come si fa con i corteggiatori per farsi desiderare di più. Ci riuscì Monicelli, alla fine». Samugheo non accettò, invece, l'invito di un mostro sacro come Cartier Bresson a entrare in Magnum. Di quel pomeriggio a casa sua, restano i ricordi di un fiasco di vino bevuto mangiando un pollo arrosto e le foto straordinarie che si scattarono vicendevolmente. In mostra fino al 26 settembre, le parole che descrivono meglio la retrospettiva sono di Chiara: «Dietro questo paravento di sorrisi, c'è l'ascesa e la caduta di una generazione di donne, la cui unica colpa fu di essere belle e la sola possibilità di riscatto fu quella di avere talento».

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