CULTURA

Lotta agli sprechi (cioè alla cultura)

EX PRESS
CARBONE MARIA TERESA,

Tempi tristi e confusi, si sa. Nel Regno Unito il ministro (conservatore) della cultura Ed Vaizey ha accusato l'altro giorno Harriet Harman, sua omologa nel governo ombra laburista, di avere architettato di sana pianta (concocted) una voce secondo cui il ministero - che si occupa anche di media e di sport - sarà abolito non appena calerà il silenzio sulla gran parata delle Olimpiadi. In un articolo uscito su «The Stage» la settimana scorsa Harman aveva scritto effettivamente che timori in questo senso «sono sempre più diffusi» e aveva accusato la coalizione al governo di avere sferrato «un attacco letale» al finanziamento pubblico nei settori della cultura. Nulla di tutto questo, risponde indignato Vaizey: «Anzi, il ministero della cultura è sempre più influente e contribuisce in modo sostanziale al dibattito in corso a Whitehall sul modo in cui la tecnologia modificherà la nostra vita».
Sarà. Ma la consistente riduzione degli orari di apertura al pubblico delle biblioteche, accompagnata dal licenziamento di diverse centinaia di bibliotecari, non è una leggenda metropolitana inventata dalla perfida Harman, e ne hanno parlato tutti i giornali, compreso il «Telegraph», non particolarmente ostile all'attuale governo. I timori di una dismissione del ministero britannico della cultura insomma non sembrano tanto campati per aria, soprattutto sapendo che scelte simili sono state prese di recente in altri paesi europei - come la piccola Slovenia di cui non si parla molto, dove in febbraio, in nome della lotta contro gli sprechi e della razionalizzazione, il primo ministro Janez Jansa (conservatore, ça va sans dire) ha abolito il ministero della cultura, accorpandone le competenze al ministero dell'istruzione. Un fatto che ha gettato nello sconforto gli intellettuali sloveni e che qui riportiamo sommessamente, per paura che a qualcuno, anche da noi, venga in mente di copiare l'esempio di Lubiana.

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