Il primo grande pentito del calcioscommesse di serie A, quello che Cristiano Doni uscito dal carcere indicò come modello («fate come lui, parlate»), era in realtà un pentito a metà, forse anche meno. Andrea Masiello, il difensore dell'Atalanta che a gennaio aveva confessato alla Procura di Cremona di essersi venduto la partita contro il Palermo dello scorso campionato quando militava nel Bari (e di aver poi restituito i soldi agli zingari perchè la combine non era riuscita), è finito in carcere domenica notte con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva. Secondo i magistrati di Bari, che indagano in parallelo a Cremona ma concentrandosi sui rapporti tra scommesse e criminalità organizzata, Masiello in combutta con altri compagni si era venduto molto più che una partita. Almeno 5 sicure (ma ci sono sospetti su almeno il doppio), tra cui il derby Bari-Lecce del 15 maggio 2011, conclusosi con la vittoria degli ospiti per 2-0 marchiata dal clamoroso autogol dello stesso Masiello. Il quale, poche ore prima di essere arrestato, con la evidente consapevolezza di essere finito con le spalle al muro, aveva inviato una nota al pm Ciro Angelillis ammettendo di aver intascato 50mila euro. «Quando il risultato era sullo 0-1, ho sfruttato un'occasione che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l'esito di sconfitta per il Bari e per poter ottenere il pagamento promessomi, realizzando così l'autogol con cui si è concluso l'incontro».
Fino a ieri Masiello si era sempre dipinto come una vittima dei ricatti dei clan che a Bari gestiscono il giro delle scommesse. In merito alla partita col Lecce, aveva spiegato agli inquirenti di aver messo il pallone nella porta sbagliata perchè era turbato per il clima che circondava quell'incontro, caratterizzato da una trattativa con misteriosi emissari del Lecce. In realtà già dopo la prima confessione dello scorso gennaio, la Procura di Cremona aveva giudicato la sua versione «decisamente reticente» avendo il giocatore addossato quasi tutte le colpe ad un portantino/factotum (Angelo Iacovelli) che avrebbe dato in pasto i giocatori a zingari e malavitosi locali. Era stato lo stesso Iacovelli a smontare questa ricostruzione e offrire ai magistrati il vero volto di Masiello&co. La Procura di Bari, che sul riciclaggio dei clan attraverso le scommesse indaga dal 2010, ha scavato a fondo e domenica ha deciso di arrestare Masiello. Con lui sono finiti in carcere due amici del giocatore ritenuti complici delle combine (Giovanni Carella e Fabio Giacobbe). «Questa è soltanto la prima tranche di un'indagine in cui ci sono accertamenti ampiamente provati - ha spiegato il procuratore di Bari, Antonio Laudati - nel procedimento sono state inserite alcune partite su cui è stata ritenuta ampiamente provata l'alterazione del risultato». Oltre a Bari-Lecce, le altre gare in questione sono Bari-Genoa 3-0 (2 maggio 2010), Udinese-Bari 3-3 (9 maggio 2010), Cesena-Bari 1-0 (17 aprile 2011) e Bologna-Bari 0-4 (22 maggio 2011). Sul derby pugliese dello scorso anno Laudati ha chiarito che si tratta di una combine che coinvolge non solo il Bari ma anche il Lecce. «Ci sono assegni cambiati in denaro contante, quindi ci sono prove patrimoniali. Questa è l'unica partita in cui non ci sono tracce di scommesse ma riguarda un movimento di soldi tra una società e dei tesserati».
E' indubbio che l'inchiesta di Bari (una delle tre sul Calcioscommesse oltre a quella di Cremona e quella di Castellamare sui rapporti tra calcio e Camorra) abbia fatto un salto di qualità con gli ultimi sviluppi. I magistrati pugliesi hanno iscritto nel registro degli indagati molti giocatori che fino allo scorso anno giocavano nel Bari: Alessandro Parisi (attualmente al Torino), Simone Bentivoglio (Sampdoria), Marco Rossi (Cesena), Abdelkader Ghezzal (Cesena), Nicola Belmonte (Siena), più due ex che da tempo si sono ritirati, Marco Esposito e Antonio Bellavista, ma che brigavano alla luce del sole per convincere i giocatori a combinare le partite e scommetterci sopra. Tra gli indagati c'è anche il difensore del Bologna Daniele Portanova che Masiello avrebbe contattato per taroccare una partita finita poi con un risultato impensabile (il Bari era già retrocesso, realizzò quattro gol un giovane attaccante al debutto in serie A). Ancora sotto indagine ci sono il factotum Iacovelli, tre ristoratori che scommettevano per conto dei giocatori (Nico De Tullio, Onofrio De Benedictis e Francesco De Napoli), più altre figure oscure e controverse come lo zingaro Victor Kondic e l'albanese Armand Caca.
Secondo il Gip Giovanni Abbattista, l'ex capitano del Bari Masiello aveva creato un vero e proprio «protocollo» attraverso il quale sfruttava «le proprie conoscenze nel mondo calcistico professionistico e le proprie informazioni privilegiate per orientare le scommesse del gruppo, per condizionare le prestazioni calcistiche dei suoi compagni di squadra al cui indirizzo veicola le proposte illecite mirate ad addomesticare il risultato dei singoli incontri di calcio promettendo lauti compensi in denaro». Grosse novità sono attese ora da Cremona e riguardano altri giocatori di serie A. Eppure, nonostante tutto, il Procuratore Laudati ha tenuto a sottolineare che per lui il sistema del calcio italiano è sano. «Questa inchiesta non ha inficiato la credibilità del gioco. Occorre distinguere tra chi agisce in modo scorretto e chi segue le regole del codice penale e della deontologia sportiva». Bah.