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TANTI FAZZOLETTI BIANCHI IN DONO ALLA MINISTRA

MANOVRA/2
CACCIARI PAOLO,

Sotto il ricatto del debito i ceti popolari vengono stritolati nella spirale recessione-austerità. In nome del rischio default viene dichiarato lo stato d'emergenza che criminalizza ogni dissenso. (È la seconda volta che gli riesce a Napolitano: nel '77 portando il Pci all'astensione in nome del pericolo terroristico, oggi sradicando definitivamente il Pd da ogni insediamento sociale). A fronte della disordinata e ingloriosa Caporetto del market system, della mitica capacità di autoregolazione della società di mercato (perfino Trichet ha alla fine dovuto dichiarare che si tratta di una "crisi sistemica", dando ragione a chi da un decennio l'aveva preannunciata a Seattle, a Genova, a Porto Alegre...) vengono chiamati al governo i competenti, i professionisti del sapere specialistico separato, i sacerdoti della Unica Tecnica ammessa al cospetto del potere, che oggi, come sempre, è quello esercitato da chi detiene il denaro o i titoli di credito, che, in caso di penuria di profitti freschi, ne fanno le veci: l'economia. Così, alla fine del giro di giostra, l'origine del male - l'autonomizzazione dell'economia dalla società, come bene vedeva Polanyi - viene esaltato.
Senza rifiutare tutti assieme questi ricatti per le classi subalterne sarà impossibile trovare una alternativa. Eppure proprio il palesarsi del fallimento delle promesse del liberalismo (lavorate di più, superate i limiti di qualsiasi frontiera naturale, espandetevi e arricchitevi... troverete la felicità e la gloria) dovrebbero incoraggiare le sinistre, i democratici, gli altermondialisti - scegliete voi - ad avere più coraggio nel prospettare un'alternativa di sistema, una visione del mondo, un altro ordine sociale (principi, scale di valori, rapporti umani) diverso in radice da quello esistente, cioè, non economicocentrico, ma fondato sulle ragioni della vita e dell'umanità, del "bioumanesimo", si direbbe usando l'Alfabeto ecologico di Laura Marchetti o il linguaggio del teologo brasiliano Leonardo Boff.
Il realismo che ci serve è quello che prende atto che siamo già entrati nella post growth economy, che non saranno mai più possibili incrementi esponenziali (un tot all'anno) del Pil, almeno nei "paesi più sviluppati", del primo mondo atlantico. Chi ci fa credere che prima o poi, finita la congiuntura, il pendolo tornerà dalla nostra parte, ci inganna sapendo di mentire. Sta solo spremendo l'ultima goccia del limone. L'economia del debito si basa sulla anticipazione di flussi di cassa immaginari, ipotetici e irrealizzabili. Per due ragioni: una esterna ed una interna. Per l'esaurirsi delle possibilità di fare cassa depredando il pianeta delle sue risorse basiche (atmosfera, acqua, minerali, fossili). Per i costi sociali umani che comporta produrre sempre più merci a più basso costo. Alla fine il processo di crescita economica diventa controproducente: i benefici non compensano i disastri che genera. Lavoro e natura non sono né "mezzi", né "fattori" di produzione sacrificabili sull'altare della produzione di merci. Sono i fini stessi della cooperazione sociale, della ricerca scientifica, della ragione dell'esistenza delle istituzioni politiche. I tecnici di cui abbiamo bisogno al comando sono i cultori della buona vita, dell'ambiente salubre, delle relazioni umane ricche e creative.
Nel prossimo sciopero generale, propongo alla Cgil di andare tutti insieme ad offrire alla professoressa Forleo migliaia di fazzoletti bianchi profumati di bucato. Non abbia vergogna delle sue lacrime! Dia libero sfogo e segua i suoi sentimenti che indicano sempre la strada giusta, anche e in misura maggiore in politica, che quella buona è un esercizio di altruismo.

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