VISIONI

Il Giappone di Goldrake, Lady Oscar e Ufo Robot

SHINGO ARAKI, GLI ANIME DELL'IMPOSSIBILE
FREZZA GINO,

Ufo Robot Goldrake, il Grande Mazinga, Lady Oscar, Lupin III, Kiss Me Licia, I cavalieri dello Zodiaco e tanti altri character (personaggi) dell'animazione (specialmente televisiva) del Sol Levante. Questa è la lista (incompleta) dell'apporto che dal 1965 al 2008 fa il curriculum, di tutto rispetto, di Shingo Araki, che ci ha appena lasciato per il Mondo dei Più.
Le sue creature restano prodotti di un immaginario partito da un paese una volta esotico, guerriero e isolazionista, e che apertosi alla modernità tecnologica, dopo la piega militarista che lo conduce alla seconda guerra mondiale, si ripiega su di sé, sconfitto dalla devastazione atomica di Hiroshima e Nagasaki. Il rapporto fra animazione giapponese e immaginario nucleare non deve essere sottovalutato, perché si pone all'origine di quello straordinario recupero delle istanze di una intera cultura mediale che possa dare risposte forti alle questioni della vita umana in un set ambientale modificato in profondità.
Shingo Araki appartiene a quella generazione di autori nipponici che - vedi Kurosawa, Honda, Tezuka, Miyazaki, Satoshi Kon, Otomo - fa i conti con un reale da un lato senza più trascendenza credibile e, dall'altro, contaminato da tecnologie che ampliano e rendono infinita la costruzione dell'impossibile.
Il cinema d'animazione giapponese, pienamente integrato con il mondo dei fumetti, riprogetta mondi dell'immaginario in cui la quotidianità è pervasa da trasformazioni incessanti e l'ambiente è quasi interamente occupato da cyber-tecnologie e corpi ormai alterati in mutazioni irreversibili. Dove l'infinito è a un passo dalla conquista dell'uomo, ma dove, nel contempo, si spalancano abissi infernali, in cui lo sguardo innocente è vincolato a scegliere, fra corrompersi definitivamente o rintracciare insospettabili àncore di salvezza. Ripiegati in questo doppio frangente, gli anime giapponesi (sia che trattino esplicitamente di fantascienza, sia che riscrivano l'immaginario vittoriano, sia che rilancino l'epica avventurosa delle età medioevali o l'elegia fantastico-orrorifica del romanticismo adolescenziale) fanno i conti profondamente con il sentire collettivo di una società in tumultuosa trasformazione.
L'opera di Shingo Araki si inscrive in questa orbita e, a sua volta, condiziona le evoluzioni interne del film animato televisivo. Lavora a serie animate che hanno saputo porgere risorse non casuali all'immaginario della società solcata dall'innovazione permanente, soggetta a una rivoluzione completa nelle forme della vita quotidiana. Araki è stato protagonista decisivo di una catena produttiva e di un'intelligenza creativa collettiva, che ha saputo dare al suo talento l'ambiente migliore per esprimersi. È stato character designer: progettista di personaggi, disegnatore creativo, meno-più e oltre che autore (tutte le serie alle quali ha lavorato sono state scritte e pensate originariamente da altri, con i quali ha lavorato in simbiosi e sinergia): in altre parole, ha fornito tratti essenziali sia a definire concretamente le figure sia a delineare ambiti di storie in cui i personaggi fossero mossi da forza, carattere, spirito, avventura. Colore, contaminazione fra forze opposte (bene, male; organismi naturali e automi; iperrealtà degli ambienti e fantasia dell'immaginazione), ritualità e magia degli accadimenti. Questa è la chiave che ha costituito la pietra miliare e il successo planetario di un universo televisivo in grado di formare diverse generazioni cresciute dall'epoca del «vecchio» sistema televisivo generalista e adesso giunte all'era digitale dei web cartoons.

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