POLITICA & SOCIETÀ

La «legge mancia» si mangia l'editoria

IL DDL
PICCIONI FRANCESCO,

Un Senato arruolato senza resistenza nelle truppe della Ue ha votato ieri la legge di stabilità: 156 voti favorevoli, 12 voti contrari (l'Idv e uno Pdl che si è sbagliato) e un astenuto; Pd e «terzo polo» aspettavano fuori, senza disturbare.
Rispetto al testo di due giorni fa le differenze sono poche, e non particolarmente significative. Tranne una che dà la misura di come neppure l'iper-sorveglianza della «troika» riesce ad impedire misure «ad parlamentarem». 150 milioni in due anni - tramite l'emendamento omnibus del relatore - vengono infatti destinati a finanziare interventi per «il riequilibrio socio-economico e allo sviluppo dei territori e alla promozione di attività sportive, culturali e sociali». Dietro il linguaggio fumoso c'è la «ciccia» della cosiddetta legge mancia. Sono soldi in realtà destinati a migliorare il rapporto dei parlamentari con il proprio collegio, magari a ristrutturare il proprio ufficio territoriale.
La cifra è identica a quella invece sottratta al fondo per l'editoria (75 milioni l'anno). In pratica, si finanziano gli interessi locali dei parlamentari con i soldi prima destinati a sostenere i giornali (anche locali) che a quei parlamentari dovrebbero fare le pulci. Un capolavoro di «scambio» che però i giornali mainstream - osannanti l'arrivo di Monti e delle «squadre di ispettori» della troika - non hanno affatto notato. Anzi, han continuato a prendere per buono il primo lancio dell'Ansa che titolava «ridotti i tagli all'editoria».
Tra le cose meno notate in prima battuta c'è lo stop ai contributi per gli apprendisti che verranno assunti d'ora in poi; minaccioso il codicillo che lascia l'aliquota al 10% oltre il terzo anno (forse pensando all'apprendistato a vita).
Quasi ironico il capitolo che vorrebbe finanziare la costruzione di nuove autostrade promettendo ai privati che dovrebbero costruirle con soldi propri una defiscalizzazione su Iva e Irap. In compenso, vengono aumentate ancora una volta le accise sui carburanti (61,42 centesimmi al litro da gennaio per la benzina), su cui - com'è noto, si paga anche l'Iva (aumentata anch'essa). Aumenta anche il contributo unificato per gli atti giudiziari, il che forse permette di ripristinare l'indennità aggiuntiva che era stata tolta ai funzionari dell'antimafia.
Sull'art. 18 non ci sono state modifiche: l'abolizione è un onere (o onore?) lasciato al subentrante Monti, contro il quale ci dovrebbero essere - nel calcolo politico - molte meno «sponde politiche» alle prevedibili proteste.
Un po' di soldi verranno dall'aumento di un punto percentuale per l'aliquota pensionistica dei precari iscritti alla «gestione separata». Un modo per dar loro una mano, devono aver pensato... Sulla stessa linea si muove l'estensione al turismo e ai pubblici esercizi della possibilità di assumere con contratto intermittente.
Infine un po' aiuto agli affari lasciati in sospeso. Le spese per l'Expo milanese vanno in deroga a quanto previsto nel Patto di stabilità per i Comuni. Così come arrivano 70 milioni per i policlinici universitari gestiti da università private.

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