ECONOMIA

Lontano dagli occhi con Putin nel cuore

POLITICA ESTERA
PATERNO FRANCESCO,

Meglio farlo in Africa che a Caracalla, non è forse un vertice Fao sulla fame nel mondo? E' così che Silvio Berlusconi esordisce sulla scena internazionale nel 2001. Non ha mai avuto una politica estera, se non provando a commissariarla per i suoi interessi personali. La storia gli si è però rivoltata contro, finendo commissariato dai partner europei e dal Fondo monetario che ora (non è un caso, piuttosto pour cause) parla francese.
A ben guardare, Berlusconi inizia subito commissariato. All'inizio del millennio, Gianni Agnelli e Henry Kissinger gli impongono come ministro degli esteri Renato Ruggiero, unico ministro di esperienza internazionale (è stato direttore del Wto). Ruggiero dura tuttavia lo spazio di un mattino, in una coalizione che se ne sbatte dell'Europa e si aggrappa all'America di George Bush junior, nella speranza di contare qualcosa nel mondo post 11 settembre.
Messo fuori Ruggiero, Berlusconi spedisce alla Casa Bianca (così i nostri diplomatici chiamano il palazzo della Farnesina) Franco Frattini, ventriloquo del presidente, esperto nel parlare senza dire nulla. Il Cavaliere annuncia però la rivoluzione: la Farnesina Spa, non un nuovo centro benessere che pure ci starebbe nei suoi stili di vita e di governo, ma una sorta di spogliatoio in cui le feluche dovrebbero cambiarsi e diventare venditori d'assalto alla Publitalia del made in Italy. L'unico che avrebbe merce buona da piazzare, Luca di Montezemolo, si tiene alla larga.
Berlusconi continua a scambiare gli interessi nazionali con i suoi, affidando la politica estera del paese all'Eni di Paolo Scaroni o trattando in dacia direttamente con Vladimir Putin. Il suo anti-europeismo lo allontana anche fisicamente da francesi, inglesi e tedeschi, tra un cucù alla Angela Merkel e un paio di corna sulla testa di un ministro spagnolo. «Unfit», inadeguato al governo, è la copertina-sigillo dell'Economist. Berlusconi continuerà ad avere una copertura sulla stampa straniera come mai era capitato a nessun capo di governo italiano. Ma non per atti di politica estera.
Lontano dagli occhi, Berlusconi ha Putin quale interlocutore più solido, nel senso che il russo è ancora al potere e lavora per eternizzarsi. Gli altri soci stranieri in affari (e chissà in che altro) non sono più al volante: il tunisino Ben Alì, l'egiziano Mubarak, il libico Gheddafi. E' un altro segno, se ce ne fosse bisogno. La politica estera logora chi non ce l'ha e deve essere stata dura farsi commissariare perfino dal Wall Street Journal, giornale amico delle destre di tutto il mondo. Ma non chiedete il perché a Rupert Murdoch, proprietario del Wsj e suo ex amico di tv.

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