Scalda troppo il motore del gruppo Fiat. Il futuro di Mirafiori appeso a un possibile nuovo cambio di modelli, gli obiettivi 2011 forse da rivedere dopo la fine del terzo trimestre, un manager di primo livello che lascia dopo solo dodici mesi, un'altra caduta di borsa per il titolo dell'auto. «Però la volontà è quella di produrre a Mirafiori», ha ribadito il presidente della regione Piemonte Roberto Cota, dopo che la Fiat ha messo in dubbio il suo piano di produzione per la fabbrica. «Vengono fuori i bluff di Marchionne», gli risponde Giorgio Airaudo, responsabile auto della Fiom, «ha fatto ipotesi non credibili e ora continua a prendere tempo. Questo succede solo in Italia e non negli Usa con la Chrysler, perché non siamo più un'area prioritaria». Il gruppo ha fatto sapere che le linee a Mirafiori dei due Suv compatti marchiati Alfa Romeo e Jeep, previsti il primo per la fine del 2012 e il secondo per il 2013, potrebbero essere messe in Nordamerica per motivi di costi, legati al cambio euro-dollaro. Ma su quali modelli alternativi (sempre che la decisione dello spostamento verrà presa), i 5.840 dipendenti di Mirafiori dovrebbero lavorare, non è assolutamente chiaro. Resta confermato l'investimento di 1 miliardo di euro sul sito, che non è poco di questi tempi, ma al buio.
Il piano-prodotto del gruppo, annunciato nell'aprile dell'anno scorso, è stato modificato in corsa. Mirafiori aveva già perso la produzione di due monovolume a 5 e 7 posti, spostate in Serbia, ricevendo in cambio la produzione del primo Suv Alfa Romeo da costruire in joint venture con lo specialista Jeep. Due modelli di medie dimensioni, 280.000 unità all'anno a regime, da vendere la metà in Europa e il resto altrove. Ma gli analisti prevedono ora un calo della domanda soprattutto sui mercati europeo e nordamericano: c'è crisi e il dato di ieri sull'indice della fiducia dei consumatori in discesa nell'eurozona è solo l'ultimo segnale. Ecco perché Marchionne mette in dubbio la scelta di Mirafiori, anche se avanzare la storiella del dollaro debole è risibile: 18 mesi fa, il cambio era già svantaggioso. Preoccupa anche che nel piano prodotto non si vedano altri modelli dagli stessi volumi che possano essere portati nella fabbrica piemontese; salvo inventarsi una sorta di piccola Jeep sui quattro metri (al posto dell'attuale Sedici a fine carriera), da declinare anche con marchi italiani. Oggi a Mirafiori si costruisce la sola Alfa Mito. In settembre, sarebbero previsti solo 4 giorni di lavoro, dopo un anno passato dai lavoratori in cassa integrazione a eccezione di una settimana al mese. E così ancora nel 2012, almeno fino al terzo trimestre, in attesa di sapere se si tornerà al lavoro, e su che cosa.
Il 27 ottobre prossimo, il consiglio di amministrazione Fiat si riunirà per approvare la trimestrale e confermare o meno gli obiettivi 2011, lasciati nell'incertezza dallo stesso Marchionne («per ora»). Ieri, in una borsa depressa, il titolo Fiat è andato giù dell'1,8%, insensibile alle foto ufficiali della nuova Panda costruita a Pomigliano e rispecchiando invece le tante incertezze del gruppo. Compresa forse anche la notizia delle dimissioni di Andrea Formica, responsabile vendite del gruppo in Europa, che paga numeri negativi ma anche l'assenza di nuovi prodotti. Al suo posto tornerebbe Lorenzo Sistino, cumulando altri incarichi. Come è ormai regola nell'era Marchionne, per chi resiste.