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Un'alternativa comune per Roma. Parliamo di contenuti

INTERVENTO
ALBERTI FABIO,

Condivido il ragionamento di fondo dell'appello "Un'alternativa per Roma", pubblicato l'altro ieri dal manifesto, anche perché analogo a quanto avevamo scritto mesi fa nell'appello "Roma Bene Comune". Con tre precisazioni: che lo sbocco non sia predeterminato, che si definiscano alleanze in base ai contenuti, che l'ambito sia aperto. Altri percorsi avviati in città parlano di questa urgenza. Occorre non avere gelosie, intrecciare i percorsi e guardare al sodo. Se alla base del "cantiere" proposto ci fossero i contenuti e il metodo che ha permesso i referendum sull'acqua molto lavoro sarebbe già fatto.
Provo a dare qualche accenno di merito.A Roma esiste una sinistra sociale vasta e plurale, che anima il panorama cittadino ben al di là dei partiti. Si tratta di migliaia di uomini e donne che costituiscono la società civile responsabile, come l'ha chiamata Luigi Ciotti, e producono lotte, proposte, immaginario da cui emerge un'altra idea di città. Da qui bisogna partire, connettendo le opposizioni di oggi a un progetto di transizione a un'altra città. Occorre cioè avere lo sguardo lungo senza perdere la visione del presente. Ogni episodio di conflitto urbano parla di un futuro possibile ed è una risorsa per la trasformazione. I contenuti dei conflitti sono quindi vincoli, variabili indipendenti. Senza di ciò non ci sarebbe la forza per liberarsi dei poteri forti. L'alternativa per Roma, infatti, non è un'alternanza di governo. O è una alternativa di blocco sociale o non è. Occorre connettere le istanze di giustizia sociale che emergono dalla crescente povertà con le domande di nuova qualità della vita urbana presenti anche in larghi strati intermedi per costruire un nuovo blocco sociale.
Roma è la città più diseguale d'Italia. Cresce la povertà mentre si accumulano ricchezze. Una città con questo livello di disuguaglianza non è socialmente sostenibile. La redistribuzione di reddito è quindi una delle cifre necessarie di una politica di alternativa, soprattutto in un periodo di crisi economica. Oggi più che mai solo guardando agli ultimi si migliora la vita di tutti. Condizione è che si rompa con l'illusione di "mettere le briglie" alla rendita. La rottura del dominio della rendita è una cifra dell'alternativa. Chi fa parte del problema non può far parte della soluzione. Ciò impone di abbandonare l'urbanistica contrattata, le valorizzazioni, le dismissioni e le privatizzazioni per ripubblicizzare i beni comuni come risorse per una riconversione sociale e ambientale della città che sia anche occasione di nuovo lavoro. Pensiamo a un programma "rifiuti zero", al rovesciamento della politica dei trasporti, a un piano della socialità, alla cultura come diritto e produzione diffusa e non come evento. Una visione forte che punta all'eccellenza nei servizi, nelle relazioni, nella cultura, nell'integrazione.
* Portavoce Fds Roma

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