Saremo all'altezza della situazione? Ho nella testa questa domanda da che sono arrivati i primi risultati di questa tornata amministrativa. Per esserlo bisogna intendersi innanzitutto su ciò che è avvenuto. Siamo alla fine di un ciclo, ad un voto che ha un carattere storico, o all'ennesimo rovescio di un gatto dalle sette vite, che continua ad avere una presa egemonica sulla società italiana? A me pare che il crollo a Milano, la mancata vittoria prima e la sonora sconfitta poi a Napoli, l'omogeneità del voto sul territorio nazionale siano la testimonianza di uno sgretolamento del berlusconismo come espressione politica nazionale dell'ideologia neo-liberista. Se è così, essere all'altezza della situazione vuol dire costruire proposte per l'uscita dal trentennio conservatore, governare il cambiamento. E qui si misura il superamento del vecchio schema delle due sinistre. Lo ha spiegato bene Barbara Spinelli su Repubblica: «Pisapia, Vendola, De Magistris guardano al potere senza più complessi: aspirano a prenderlo, con fiducia in sé, nel proprio ragionare, negli elettori».
Pisapia ha vinto perché è stato bravo e sono stati bravi quelli attorno a lui, certo. Ma la sua vittoria è anche la dimostrazione che la società italiana è cambiata: chi ha meno di 35 anni è diventato adulto dopo la fine del secolo breve ed è anche per questo che l'anticomunismo di Berlusconi non funziona più. La stessa fascia d'età, dove Pisapia ha stravinto in termini di voti e militanti, è quella delle nuove partite IVA di cui ha scritto Sergio Bologna sul manifesto. Non è un caso che, al primo turno, Pisapia abbia riportato in questo modo un vantaggio di 17 punti su Letizia Moratti. Si continuerà a guardare alle partite IVA con le lenti dei socialisti modernizzatori degli anni Ottanta del secolo scorso o vi si riconosceranno i nuovi precari della cultura e dell'industria creativa, i giovani professionisti, le donne che si mettono in proprio e chi crea nuove produzioni e nuovo commercio sostenibile?
Le indagini sui flussi di voto ci dicono che sia Pisapia che De Magistris hanno beneficiato di un aumento della partecipazione prendendo i voti di chi si era era astenuto negli ultimi anni. Ormai la televisione gioca un ruolo ridimensionato (anche questo ha a che fare con il tramonto del berlusconismo), mentre contano la Rete e i social network. La campagna per Pisapia è stata orizzontale, come solo quella di Obama era riuscita a essere. Si è vista all'opera anche in politica quella che Roberta Carlini ha chiamato «l'economia del noi»: la capacità delle persone di costruire autonomamente ma insieme ad altri nuove produzioni e nuova società. Mentre in Spagna i giovani delusi da Zapatero occupavano le piazze chiedendo di votare scheda bianca, Pisapia, Zedda e De Magistris offrivano ai loro coetanei italiani ragioni di impegno e di schieramento politico.
Questa ondata di partecipazione è il frutto delle mobilitazioni degli ultimi anni: dai precari, alla scuola, ai ricercatori, agli operai, al mondo della cultura e ai movimenti per i beni comuni. Ha invaso il campo in tante piazze italiane, il 13 febbraio, un movimento di donne in cui si sono riconosciuti migliaia di uomini. Non a caso chi si è mobilitato lo ha fatto per dei candidati antropologicamente diversi dalla volgarità e dal machismo berlusconiani.
Ma vincere le politiche non sarà facile. Che fare allora, per non sprecare questo capitale di entusiasmo e di mobilitazione e per sfruttare davvero i cambiamenti avvenuti nella società italiana? Pochi, incontrovertibili punti.
Primo. Fare le primarie e dare il via ad una grande mobilitazione: un'occasione con cui gli elettori si registrino come volontari per la campagna elettorale del centrosinistra. Secondo. Stabilire una volta per tutte che l'alternativa parte dalla coalizione e dalle forze (non solo politiche) che hanno vinto in tante città e tante province. Terzo. Dare una risposta politica (in termini di idee e di metodi) alla parte di società che si è mobilitata in questo ultimo anno: priorità alla cultura, welfare, lavoro, redistribuzione del reddito, «economia del noi» e sostenibile.
*(Vicepresidente Provincia di Roma, Presidenza nazionale Sel)