COMMUNITY

Non diteci quello che già sappiamo

CASARINO GIACOMO,

Una proiezione ragionevole sui prossimi cinque-dieci anni deve tener conto non solo dei lettori potenziali da conquistare (è sempre una scommessa che si può perdere), ma anche della composizione del suo attuale pubblico che non ci si può permettere il lusso di perdere in ragione di scelte politico/editoriali poco meditate. Il giornale-partito va inteso nell'unica maniera oggi praticabile: affinare il proprio punto di vista sul mondo, renderlo un marchio riconoscibile, senza peraltro ridurre ad unum l'inevitabile pluralismo interno alla redazione e alla più vasta cerchia dei collaboratori. Il giornale, per come è oggi, risulta, a parte le pagine culturali e delle visioni, post-televisivo come tutti gli altri, cioè un giornale già vecchio nel momento in cui viene fruito dai lettori. Ben venga dunque il giornale di approfondimento, dove il notiziario sia ridotto ad una ricapitolazione di quanto si è già appreso dalle comunicazioni in tempo reale, ma l'approfondimento deve avere un target ed un linguaggio non omologato alle pagine culturali e teoriche. Dagli eventi deve saper cogliere gli spunti per affrontare temi come il reddito sociale, la dimensione necessariamente europea dei processi di riconversione ecologica, la rifondazione della politica diffusa attraverso i beni comuni e la loro gestione comunitaria. Sento poi due esigenze: una direttamente legata alla scelta del giornale-partito, e cioè una rubrica di battaglia delle idee, dentro e fuori la sinistra; e un lavoro di inchiesta che, anziché mostrare esemplarmente l'altra Italia, scavi nell'intreccio degli interessi e dei blocchi sociali a livello locale, individui puntualmente, per quanto è possibile, la trama dei rapporti economico/consociativi che coinvolgono anche forze della vecchia come della nuova sinistra, senza guardare in faccia nessuno. Forse riusciremmo a capire meglio cos'è quel monstrum politico che si chiama Pd.

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