Le navi della Freedom Flotilla, che prenderanno il mare il mese prossimo per raggiungere la Striscia di Gaza assediata, arriveranno in un Medio Oriente molto diverso da quello di un anno fa, quando la prima flotta venne aggredita, in acque internazionali, dall'esercito israeliano, che assassinò nove attivisti, ferendone decine ed arrestandone centinaia. Non ci sono più i dittatori Ben Ali e Mubarak (quest'ultimo, complice a pieno titolo dell'assedio israeliano a Gaza), il vento della rivolta soffia su tutto il mondo arabo e le potenze occidentali hanno riportato la guerra - «umanitaria», beninteso - in Libia, volgendo le armi contro quel tiranno che, ancora pochi mesi prima, corteggiavano e al quale riservavano un posto d'onore nei vertici internazionali.
Non sorprende l'ipocrisia di chi impone no-fly zone sulla Libia in nome dei diritti umani, ma si guarda bene dal prendere la minima iniziativa nei confronti di un popolo sottoposto da anni ad un assedio medievale, vittima quotidiana dei bombardamenti e delle incursioni militari israeliane.
Non siamo sorpresi, ma indignati, e molto, e intendiamo trasformare la nostra indignazione in azione positiva. Per questo, da mesi centinaia di associazioni e movimenti in tutto il mondo stanno lavorando per allestire la seconda Freedom Flotilla, a un anno esatto dalla strage compiuta dall'esercito israeliano contro la prima. Forse, il premier israeliano Netanyahu, il ministro degli esteri Lieberman e quello della difesa Barak pensavano che una tale dimostrazione di forza e di ferocia avrebbe scoraggiato ogni ulteriore volontà di tentare di rompere l'assedio; se questa era la loro intenzione, si sono sbagliati.
Le navi della seconda Freedom Flotilla saranno molte di più di quelle precedenti. Alla turca «Mavi Marmara» si affiancheranno battelli greci, francesi, olandesi, belgi, norvegesi, svedesi, spagnoli, svizzeri, irlandesi, scozzesi, statunitensi, canadesi e altre navi provenienti dalla Malesia, dall'Indonesia, dall'Algeria, dalla Giordania e dal Kuwait, con a bordo migliaia di persone e tonnellate di aiuti umanitari. Fra le imbarcazioni della nuova flotta, ve ne sarà anche una italiana, che porterà, con affetto e orgoglio, il nome di Stefano Chiarini, un nome che per i lettori del manifesto e gli amici del popolo palestinese non ha bisogno di spiegazioni. La Freedom Flotilla Italia è l'espressione della volontà del popolo italiano di sostenere il diritto del popolo palestinese e dei popoli arabi alla vita, alla terra ed alla libertà, in un mondo libero da occupazioni, colonialismo, razzismo e dittature.
Per questi motivi, facciamo appello a tutte e tutti quelli che ci stanno sostenendo, al mondo dell'associazionismo e dei movimenti, alle comunità dei migranti, alle forze politiche democratiche affinché si mobilitino per costruire insieme una grande manifestazione nazionale a Roma, il prossimo 7 maggio. Una manifestazione che dica con forza il suo «no» alla guerra ed il suo «sì» alla Freedom Flotilla ed al suo carico di umanità, di pace, solidarietà e giustizia.
Coordinamento FF Italia www.freedomflotilla.it/