POLITICA & SOCIETÀ

Gelmini boccia tutti e la piazza si riempie

12 MARZO
FRANCESCHI MANUELA,ROMA

Il suo errore? «Aver speso un po' troppo tempo al tavolo con i sindacati». Se il premier Berlusconi ha scelto da tempo la strategia dell'attacco su tutti i fronti, non gli è da meno la delfina Maristella Gelmini, ministro dell'Istruzione. E mentre il 12 marzo diventa una data che raccoglie sempre più adesioni - alcune delle quali anche un filino contraddittorie - quando scenderanno in piazza studenti, partiti, sindacati e associazioni in difesa della Costituzione e della scuola pubblica, Gelmini spara a zero: «Sarà una manifestazione strumentale».
Il ministro ha parlato all'Assemblea dei giovani imprenditori di Confartigianato a Firenze (dove si è intrattenuta in colloquio privato con il rottamatore del Pd e sindaco della città Matteo Renzi). Puntuale, e ormai rituale, la difesa del presidente del Consiglio. Le famose parole del premier pronunciate al congresso dei Cristiano riformisti - andrebbe respinta «l'influenza deleteria che nella scuola pubblica hanno avuto e hanno ancora oggi culture politiche, ideologie e interpretazioni della storia che non rispettano la verità» - secondo il ministro sono state «mal interpretate». La manifestazione del 12 marzo quindi sarebbe «strumentale poiché non vi è stato alcun attacco alla scuola pubblica». Anzi: «Nessuno vuole privatizzare la scuola pubblica - ha assicurato il ministro - la scuola serve al paese, non è nè di destra nè di sinistra», e se ci sono «tanti insegnanti che lavorano con passione e con stipendi bassi» (dunque ne è consapevole) è stato sbagliato «utilizzarla come un ammortizzatore sociale». Dal che deriverebbe la necessità di una «razionalizzazione degli organici».. I tagli però sembrano aver poco di razionale se è vero, come osserva il segretario della Cisl scuola Francesco Scrima che: «non solo sono reali, ma hanno reso più gravoso anche il processo di riforma». E da parte di un sindacato che certo non ha tentato di mettere i bastoni tra le ruote al governo si fa osservare «abbiamo concordato le misure salva precari proprio perché qualcuno ha perso il lavoro. Se quei tavoli di confronto sono stati una perdita di tempo non sfuggirà al ministro la gravità dell'affermazione sulla sua perdita di tempo».
La sensazione è che i rappresentanti del governo vadano avanti ormai contro tutto e tutti. Intoccabili. Eppure le parole del premier hanno scaldato la piazza. Le scuole sono mobilitate da quando il presidente del Consiglio ha accusato gli insegnanti di «inculcare» ideologie «lontane dai valori della famiglia» nelle scuole. Ieri a Milano hanno sfilato gli studenti. Slogan in difesa della scuola pubblica e uno striscione lasciato vicino a una sede Mediaset:: «6 miliardi e 500 milioni di euro: con il patrimonio del Berlusca potremmo garantirci 1.300 nuovi asili nido, 13mila scuole messe in sicurezza, 220mila assunzioni di studenti». Intanto la giornata del 12 marzo continua a ricevere adesioni. Ci sarà anche il sindacato Gilda, mentre il Pd ricorda che quella giornata «non è strumentale semmai di legittima difesa». E mentre l'Idv, anch'esso presente in piazza, giudica il ministro Gelmini «il peggiore ministro del mondo», c'è chi, come la Rete della conoscenza, fa qualche precisazione: « «Il 12 marzo sembrano tutti per la scuola pubblica, ma non possiamo rilevare come attorno a questa data si sia stretta gente che fino a ieri non esitava a tagliare fondi alla scuola pubblica votando il Ddl Gelmini». Il riferimento non è solo ai partiti di destra, ma anche a quelli di sinistra: «I deputati di Fli oltre a votare il ddl che privatizza gli atenei e aziendalizza le università, ha votato due anni fa una finanziaria che ha tagliato otto miliardi alla scuola pubblica quando era all'interno della maggioranza parlamentare. Non da meno è l'Udc, sempre preoccupata più dell'assicurare fondi alle scuole private e aumenti ai soli insegnanti di religione cattolica piuttosto che della difesa e il miglioramento della scuola pubblica, e anche le forze del centro sinistra troppo spesso si sono dimenticate di fare un'opposizione reale alle scellerate politiche del governo e a investire realmente sulla scuola pubblica quando erano al governo».

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