Prima le spiegazioni agli «amici» di facebook, poi l'ormai quasi quotidiana convocazione dei giornalisti in Palazzo Vecchio. Per spiegare, puntualizzare, correggere il tiro. Soprattutto per richiamare, una volta ancora, l'interesse del circuito mediatico nazionale. Anche del programma di Radio 2 Rai «Un giorno da pecora», al quale Matteo Renzi racconta: «Sono stato ad Arcore, ma non c'erano né Emilio Fede, né Lele Mora. Eravamo solo io e il presidente, e ci siamo dati del tu. Abbiamo pranzato. Ma non abbiamo mangiato comunisti». Risultato scontato: nel giorno in cui il Pd presenta la grande manifestazione nazionale di sabato a Roma per mandare a casa il Cavaliere, il rottamatore del Pd si conquista ulteriore celebrità per essere andato a casa del Cavaliere.
Sostiene Renzi: «Abbiamo discusso delle questioni che riguardano Firenze. Ho chiesto al presidente del Consiglio di mantenere gli impegni che il Pdl si era preso in campagna elettorale, a partire dalla legge speciale. Qualcuno mi ha detto che non dovevo andare ad Arcore. Io gli incontri istituzionali del Comune li faccio in Palazzo Vecchio. Se il premier invece riceve nella sua abitazione, io vado nella sua abitazione e alla fine ringrazio dell'ospitalità. E non è vero che Berlusconi ha detto che gli somiglio».
Renzi è Renzi, gli altri possono solo commentare. Pierluigi Bersani fiuta l'aria che tira e si limita a dire: «A mio gusto sarebbe stato meglio andare a Palazzo Chigi, se si trattava di discutere di un problema di Firenze. Non è vietato per un sindaco incontrare il presidente del Consiglio. Ma esistono delle sedi, altrimenti si può capire male». Tanto basta comunque per l'immediata replica renziana, naturalmente sull'amato social network: «Chi dice: ad Arcore no, a Palazzo Chigi sì, ignora che se non abbiamo entrate speciali (che Venezia e Roma hanno e noi no), che loro hanno promesso, dobbiamo tagliare sul sociale e sulle scuole. Sono il sindaco e lavoro concretamente per la mia gente: spero di non cedere mai all'ideologia. A viso aperto, come sempre!». Testuale.
La sua «gente», racchiusa nei confini comunali e di qualche municipio limitrofo, lo sostiene. Prova ne è il positivo commento della coetanea Lorenza Giani, da poco eletta segretaria comunale del Pd fiorentino. Ma la Toscana è un po' più grande dell'area fiorentina. Così il segretario regionale democratico Andrea Manciulli appare quasi costretto a commentare: «Mi dispiace che Matteo sia caduto in questa trappola mediatica. E' stato un errore andare ad Arcore, perché per risolvere i problemi di Firenze, per i quali siamo tutti al fianco del sindaco, la sede adatta è Palazzo Chigi. Il nostro obiettivo è che presto i problemi di Firenze siano affidati ad un altro governo nazionale, che finalmente torni ad occuparsi dei problemi veri del paese». Non abbandona Renzi invece l'amico Pippo Civati, che formalmente si allinea alle posizioni critiche del partito ma non manca di segnalare: «Lo stesso Bersani, ad Arcore, ci sarebbe andato anche a piedi. Ricordate?».
Quando arriva la sera, sulle principali agenzie di stampa si possono contare almeno un centinaio di lanci riferibili al sindaco Renzi e alla sua visita nella villa brianzola di Silvio Berlusconi. Compreso l'esilarante «Il popolo di facebook si divide». Missione compiuta insomma, anche questa volta il rottamatore del Pd può dirsi soddisfatto della giornata.