L'assurda morte di Gabriele Sandri è stata un omicidio volontario. Questo il giudizio della Corte d'assise d'appello di Firenze che ha condannato a nove anni e quattro mesi di reclusione Luigi Spaccarotella, il poliziotto che l'11 novembre 2007, nell'area di servizio aretina di Badia al Pino sull'autostrada A1, uccise con un colpo di pistola il giovane tifoso laziale. I giudici hanno ritenuto Spaccarotella colpevole di omicidio volontario per dolo eventuale, modificando sostanzialmente la sentenza di primo grado con la quale la Corte d'assise di Arezzo aveva qualificato il fatto come omicidio colposo aggravato da colpa cosciente, e aveva inflitto al poliziotto una pena di sei anni di reclusione. Al tempo stesso i giudici di secondo grado, con il nulla osta della pubblica accusa, hanno dato corso alla richiesta di rito abbreviato avanzata dai difensori Aldo Molino e Federico Bagattini, così da ridurre di un terzo la pena che il sostituto procuratore generale Aldo Giubilaro, affiancato nell'occasione dal pm di primo grado Giuseppe Ledda, aveva quantificato in 14 anni di reclusione.
Proprio la differenza tra dolo eventuale e colpa cosciente ha catalizzato le discussioni di accusa e difesa di fronte alla corte, e la conseguente discussione in camera di consiglio. I giudici sono partiti dalla considerazione che l'agente Spaccarotella, nel momento in cui ha impugnato l'arma con le due mani e ha deciso di sparare per cercare di bloccare l'auto dei tifosi laziali in uscita dall'area di servizio di Badia al Pino, ha messo in conto la concreta possibilità di un evento lesivo. Muovendo da questa premessa, comune sia al dolo eventuale sia alla colpa cosciente, la corte ha ritenuto questa volta che il poliziotto avesse fatto seriamente i conti con la possibilità di colpire il gruppo di tifosi laziali, che era dall'altra parte dell'autostrada, e nonostante ciò abbia deciso comunque di fare fuoco. Con il rischio fra l'altro di colpire qualche automobilista che in quel momento stava percorrendo l'autostrada.
Così come richiesto dal presidente della corte Emilio Gironi, alla lettura della sentenza in aula il pubblico, composto in gran parte da tifosi laziali e amici della famiglia Sandri, ha accolto in silenzio la condanna di Spaccarotella per omicidio volontario è scoppiata all'uscita, dove molti amici della famiglia Sandri erano commossi fino alle lacrime, così come i genitori Giorgio e Daniela che si sono abbracciati a lungo. Si è detto felice per la sentenza di condanna anche il fratello di Gabbo, Cristiano Sandri, che era con lui in quella tragica domenica durante la quale il gruppetto di tifosi laziali, in auto, andava in trasferta a seguire la squadra del cuore. Nel corso di una sosta all'autogrill era sorto un diverbio con un gruppo di tifosi juventini, tale da provocare l'intervento della pattuglia della Polstrada di Battifolle che stazionava nell'area di servizio dall'altro lato dell'autostrada.
«Provo pietà per Spaccarotella - ha commentato mamma Daniela - anche se verso di noi non ha mai avuto gesti di comprensione. Sono tre anni che soffro, ora questa sentenza ci restituisce serenità, anche se non ci può restituire nostro figlio». Da parte sua Giorgio Sandri ha osservato: «Questa decisione rispetta la verità storica dei fatti». Naturalmente opposto il commento di Spaccarotella, che non era in aula e che ha parlato al telefono con il suo avvocato Bagattini: «Sono affranto. Ma le speranze non sono finite». Infatti i difensori hanno subito annunciato ricorso in Cassazione.