MEDIA&SPORT

Donne e talk, quelle che proprio non ci sono mai

VISTO IN TV
AMBROGI SABINA,

Nelle ore pomeridiane che paghiamo a Rai Uno per farci insultare dal disservizio pubblico, come la Vita in diretta, questa era la domanda, accompagnata da grafica, giorni fa: «Ma una madre è anche una donna?» Invitate le solite quattro che si azzuffano di professione, con la conduttrice Mara Venier più simile a una portinaia tra comari. Alla fine, il messaggio per i milioni di spettatori, è stato che le donne sono stupide, litigano sempre tra di loro, e che in fondo è meglio se stanno lontane dalla vita pubblica. Non è un caso che intelligenti commentatori si siano soffermati a riflettere su modi e linguaggi della lite Carfagna-Mussolini, dipingendole proprio come due comari (benché abituati da anni a patetiche scene dei loro colleghi), affrettandosi a collocare il ruolo di donne in politica, in uno spazio arcaico e domestico e perciò rassicurante. Anche altrove, dalle parti più acculturate, non si perde tempo: dalle giornaliste-veline proposte da Santoro, giovani donne collocate fuori dal dibattito centrale, alla valletta Filippa, seduta e messa all'angolo.
In questi talk show si fanno almeno tre cose molto funzionali al berlusconismo: invitano da anni le stesse persone, ormai personaggi comici, contribuendo a svuotare la politica di senso e di speranza, non invitano quasi mai donne e, nel caso, parlano di «cose che riguardano donne» o di prostitute del premier. Ma il dato più ridicolo è che in questi talk si riflette continuamente su modernità e futuro, inattuabili precisamente se all'appello mancano le donne, nei loro ruoli reali di costruttrici della società e non di ammortizzatori sociali. Così, se l'industria culturale mostra donne nude e comari rimuovendole dalla preoccupazione politica, guadagnando in pubblicità e seminando il terreno per le campagne elettorali (famiglia, aborto), nei pochi spazi culturali di «sinistra» le nascondono, confermando i modelli proposti dall'egemonia sottoculturale della destra, determinanti per la sua vittoria. Infatti sfugge sempre che anche le donne votano, oltre a essere le maggiori elettrici di Berlusconi. È stato dirompente l'intervento in Vieni Via con me di Emma Bonino, Susanna Camusso e Laura Morante: hanno rimescolato la carte di questa comunicazione fasulla che fa emergere invece sempre più chiara una questione maschile gigantesca. Sono andate all'origine dei problemi a raccontare cosa c'è dietro corpi di donne, appunto gestiti, ancora da altri, in diversi modi, fino alle mutilazioni dei genitali che riguardano milioni di bambine, fino alla lettere d'impegno di non-maternità delle lavoratrici. Proprio nel paese in cui più si parla di «madri», e in cui si negoziano valanghe di voti esattamente su questi temi. Quelle ospiti, naturalmente, avrebbero potuto parlare anche di altro: sono parte fondamentale della costruzione della società e della nostra identità, che stiamo cancellando con cura.
E poi, dove sono tutte le altre? Dalle registe (Comencini, Archibugi, Labate) alle attrici (Solarino, Ferrari, Mezzogiorno, Finocchiaro, Guerritore, Melato, e poi Sabina Guzzanti). Dove sono le dirigenti del Cern e la scienziata Ilaria Capua, tra i cinque leader della cultura scientifica mondiale? Quando Chiara Montanari, 34 anni, ci racconta la spedizione in Antartide che ha diretto? Dov'è la professoressa Saulle, giudice di Corte Costituzionale? Dove sono le donne (a parte le solite Serracchiani, Bindi, Finocchiaro, Turco) da mandare in tv? Centro sinistra, batti un colpo, se ci sei.

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