Nella retorica buffona dell'identità «culturale» nordica, e nazionale in genere, hanno un posto decisivo la cucina («no al cous cous», dice un manifestino di orgoglio leghista), e le donne. Si selezionano durante tutto l'anno le ragazze dai 17 ai 28 anni che si contenderanno il podio di Miss (razza) padana, rigorosamente nordiche alle quali, per mostrare che le belle sono persino preparate, vengono fatte domande di nordicità varia o applicate alla cucina.
E adesso, impazza lassù e sbarca a Roma, il giapponese Nyotaimori, o «donna-vassoio», detto anche body(fast)food. Si tratta di una riappropriazione dell'antica e triste usanza delle geishe, lavate, depilate poi distese nude, sul cui corpo venivano servite pietanze per il sovrano.
L'informazione in rete, per i clienti di oggi, è indicativa: «Prima di trasformarsi in un vassoio vivente di sushi, la donna è addestrata per ritrovarsi sdraiata, per molte ore, senza muoversi. Deve poter sostenere l'esposizione prolungata all'alimento freddo sul corpo. I peli del suo corpo, compresi quelli pubici, verranno ben rasi, anche per evitare che l'esposizione di peli possa essere vista come atto sessuale (o vedi mai che un cliente si strozzi, ndr). Prima del servizio, la donna si concede un bagno per mezzo di un sapone neutro speciale e poi lo finisce con una veloce doccia fredda che, più che per raffreddare il suo corpo, serve per i sushi. In alcune parti del mondo, per aderire alle leggi sanitarie, ci deve essere uno strato di plastica o dell'altro materiale fra il sushi e il corpo della donna». L'igiene, anzitutto.
Ora, la terra del Sol Levante non è esattamente il regno delle pari opportunità e neanche della maturità sessuale se si pensa al florido commercio di mutandine usate di bambine, così florido che è dovuto intervenire il governo. Ma in Italia la donna-buffet di importazione nipponica è piaciuta subito e produce, inoltre, un certo cortocircuito con l'attualità. Basti dare un'occhiata alle didascalie delle fotogallery dei quotidiani nazionali on line di area «progressista» in cui si votano le miss con frasi così: «sventole contorno della partita di basket», subito dopo aver analizzato quel sessista di Berlusconi, e anche spiegato come mai. Il marketing dei locali del vicentino è invece questo: «È possibile gustare l'aperitivo più stuzzicante d'Italia, su un vassoio fatto di pelle, ossa e curve. L'ideale per chi - dopo il lavoro e prima di tornare a casa - volesse bere un cocktail, ma soprattutto spizzicare servendosi direttamente dall'ombelico di una giovane donna, servita direttamente su un vassoio». In questo contesto culturale, è normale che un esercente di Vicenza si stupisca che un «gruppetto» di femministe gli abbia fatto togliere dal depliant del locale il claim: «donna-vassoio».
Avventori e avventrici (alcune si sentono liberate e molto alla moda) si accalcano poi sul vassoio pre-umano e arraffano pietanze giapponesi o anche «rivisitate» (come tramezzini e insalate), dal corpo della tizia distesa sul tavolo come si sta distesi all'obitorio. Questa della morte è l'associazione fatta nel film Mappa dei suoni di Tokyo, di Isabel Coixet uno dei tanti che hanno citato la pratica Nyotaimori, massificata in Occidente, nei primi anni '90, dal cinema americano.
Tuttavia, tale apparecchiatura costicchia, e non è che te la puoi permettere sempre. Niente paura. I meno abbienti potranno acquistare on line (vi si accede con un click su un capezzolo) graziose tovaglie a scelta tra diversi colori, con sopra impresse gigantografie di donne giapponesi nude e sorridenti sulle quali banchettare tra amici.