Data di nascita: 18 Dicembre 1947; segno zodiacale: Sagittario; gruppo sanguineo: AB; debutto: Bara Yahiski no Shojo (La ragazza della casa delle rose). Internet offre un'infinità d'informazioni minuziose su Riyoko Ikeda: tutta la sua produzione di mangaka da Lady Oscar in su e in giù, Giappone-Italia andata e ritorno, è tramandata con dovizia dai suoi fan. Lady Oscar François, spadaccina alla corte di Maria Antonietta, Riyoko Ikeda se l'è inventata nel 1972. «Mi dissero che raccontare la storia per via femminile non avrebbe avuto successo», rivela oggi. Si sbagliavano. La casa editrice che per prima pubblicò le sue tavole, la Shueisha, lanciò La rosa di Versailles - così il titolo originale che i fan vezzeggiano in Berubara - sulla rivista per ragazze Weekly Margaret con la clausola rescissoria: se il prodotto non vende si chiude. Dal 21 maggio 1972 al 23 dicembre 1973 settimana dopo settimana il manga arrivò fino alla sua romantica tragica ultima pagina - «e fu così che il destino riunì i due innamorati attraverso la morte...» - andando molto oltre le aspettative. Dalle tavole (qui da noi si sfogliavano sul giornalino Candy Candy in edicola per la Fabbri editori, poi le prese in cura con stile pionieristico la bolognese Granata press) all'anime serializzato per la televisione con la mano di Shingo Araki (trasmesso in Italia nel 1982 da Mediaset che oggi rilancia per i nostalgici sul canale digitale La5), e poi i gadget, bacchette e pachinko, lo stile gothic lolita, dark e crinoline che dalla stazione di Harajuku a Tokyo traveste le ragazzine anche al di là del Giappone. Di più, La rosa di Versailles in questi giorni è tornata alla Reggia per la mostra evento di Takashi Murakami, che coniugando manga e Louis Vuitton sta facendo esplodere le immancabili rimostranze reazionarie. «Decriptazione di una polemica meno aneddotica di quanto non sembri», sintetizza Les inrockuptibles. Solo la frontiera dei videogame ancora non è stata colpita dal fioretto.
«Quando ho iniziato, i manga erano subculture e le disegnatrici ancora poche e male retribuite», ricostruisce Ikeda. Ma qualcosa di totalmente nuovo sbocciava in quegli anni, il Gruppo dei fiori del '24 (hana no 24 nen-gumi): Keiko Takemiya, Moto Hagio, Yumiko Ooshima, Ryouko Yamagishi, Ryoko Ikeda, nate tutte quante intorno all'anno 24 dell'Era Showa, il 1949. Con loro lo shoujo manga, destinato a un pubblico femminile, cambiò di segno: storie sofisticate, esplosioni di colori sulle tavole, stelline negli occhi e drammi, capacità di coniugare matita e business. Riyoko Ikeda centrifugò tutti gli impulsi di questa rivoluzione su carta. «Ho iniziato che avevo 24 anni, studiavo filosofia all'università ma volevo disegnare. Ero appena una ragazza, non fu facile, nel mondo dei manga predominavano gli uomini, guadagnavano il doppio, 'perché?' chiesi allora al mio editore, 'i mangaka maschi devono mantenere moglie e figli, una donna sarà mantenuta'. Ero giovane, mi trovavo a costruire la mia felicità sfidando il senso comune. Il dibattito era acceso in quegli anni, addirittura mi arrivavano telefonate di insulti da parte di uomini. Abbandonai gli studi e mi buttai nel mio nuovo lavoro. Disegnavo giorno e notte, non uscivo di casa mi dedicavo completamente alla mia opera».
Come Ribbon no kishi, la principessa Zaffiro di Osamu Tetsuka, o Aramis della serie animata D'Artagnan e i moschettieri del re, e sempre sulla Senna Il tulipano nero, così Lady Oscar - 178 cm di altezza per 58 chili, calza il numero 40 - veste panni maschili e rompe gli schemi. Le chiamano le transgender dell'animazione, ma nelle parole di Ikeda, che candidamente argomenta: «Cercavo un modello di donna capace di dare voce al proprio io», il travestitismo era l'ingrediente per restituire complessità al personaggio, mai appiattito in una sola direzione. Nei romanzi gotici a fumetti di Ikeda, il visual è europeo fino all'ossessione filologica, vedi Eroica: La gloria di Napoleone, le protagoniste hanno personalità complesse, una su tutte Claudine (del 1975), tra l'Ile-de-France e Parigi, a 10 anni è in cura da uno psichiatra, dopo tormentate storie d'amore con altre ragazze morirà suicida e la scintilla della rivoluzione brilla sull'equivoco di genere, Orpheus no Mado (La Finestra di Orfeo), ambientato nella Russia tra la prima guerra mondiale e la rivoluzione leninista.
Riyoko Ikeda, ospite del Romics festival del fumetto, ha sfilato ieri in un corteo-cosplay per il centro di Roma travestita da Maria Antonietta in omaggio alla sua creatura. Lady Oscar resta la sua assicurazione sulla vita, ma oggi la mangaka insegue la nuova carriera di cantante lirica. «Il lavoro di disegnatrice mi assorbiva completamente, riuscivo a guardare il mondo solo dalla finestra. A 47 anni mi sono iscritta al conservatorio, la musica è stata un'altra mia passione di bambina». Ci ha scritto un libro - I sogni che non si dimenticano - come affrontare la vita dopo i 40 anni - ha inciso due dischi come soprano e venerdì offrirà un concerto nell'ex chiesa di Santa Marta a Roma. «Nessuno mi fa una domanda sulla mia nuova carriera?», chiede a questo punto lei ai giornalisti.